sabato 23 febbraio 2013

Una decina di secondi

Capita, a volte, assai raramente, per la verità, di attenderne l'arrivo.
Oggi, per esempio. A letto per una febbriciattola tediosa.

Dapprima colgo il mugulare del cane del vicino, poi il paf paf paf degli stivali in corsa, tra pozzanghere e cumuli di neve ghiaccia. Mi scopro a sorridere, nella penombra della mia camera, ad occhi chiusi, che, spesso, la vista non serve. Giungono alle scale ed il rumore,  reiterato, si fa sordo, rimbomba sulla pietra tondo, concluso. Sempre cadenzato.
Manine sulla maniglia che si abbassa e cigola sommessa. Ridolini e sussurri. Risate soffocate. Entrano. Inciampano. Si ammoniscono a vicenda con sonori "Shhh".
Strisciare di suole sulle piastrelle, di giacche sulla parete.

Sorrido.

Sono una manciata di secondi, ma sono felice.

Completamente, felice.

Arrivano sulla soglia della camera e si scaraventano sul letto con un enorme "BUUU", con giubbini e stivali e sciarpe e berretti e guance arrossate e manine gelide.
"Ti abbiamo spaventato, mamma?"
"Sono terrorizzata! Non vedete come tremo?"

E me le stringo, prima che l'incantesimo si spezzi.

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