Ero già pronta, io. Col cappello di paglia, rastrello, annaffiatoio. Sacchetto di semi infilato in tasca. E il cane tra i piedi a scodinzolare.
Invece no.
Ancora un po' di letargo, che la bella stagione è lunga e merita riposo. Allora, neve di nuovo ad addormentare le prime margherite curiose. A ghiacciare il becco dei fringuelli, le zampine ai passeri. Neve. Ad imbiancare capelli appiccicati alla fronte. Canuti anzitempo. Ma ridenti. Sdraiati a terra, a dimenare le braccia: angeli boccheggianti, bianchi di ali e di riso.
Neve a risvegliare meraviglia e bimbe golose. Neve da giocare.
Neve da mangiare.
Mi rimetto alla finestra ad aspettare. Amo le attese.
Sarò pronta, ma al momento giusto.
Di nuovo alla tastiera, dunque, a scrivere, progettare. In cucina, ad infornare. Che l'attesa non trascorra mai inoperosa. Un po' formica, almeno d'inverno, che per fare da cicala ci sarà tempo.
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