venerdì 29 ottobre 2021

Canne al vento, Grazia Deledda

LIBRO 30/2020

Canne Al vento, Grazia Deledda, (1913), Acquarelli 21010

NO SPOILER

Riuscite ad immaginarvi nella stanza di una Pinacoteca? Immersi nel silenzio, state passeggiando tra quadri antichi di paesaggi agresti. Millet, per esempio, potrebbe calzare. Le ambientazioni di Millet, con le descrizioni dettagliate, i cieli dai colori tenui, i campi coltivati così realistici da sentire le zolle di terra sotto i piedi, gli sfondi naturali, i contadini intenti a fare, immersi in atmosfere bucoliche. Le pagine di Canne al vento si sfogliano così: tra un quadro e l'altro.

Le raffigurazioni della vita sarda d’inizio ‘900 sono visibili, non solo leggibili. Si scorgono i monti, collocati a corona in fondo, si distinguono le valli, i paesetti più o meno arroccati. Le stradicciole e i tratturi. Le erbe, il vento che attraversa le canne, i profumi delle euforbie, i colori delle violaciocche, i melograni dorati che si spaccano al sole e lasciano cadere acini di madreperla. I porticati coperti dalla vite traboccante di grappoli d'uva. Le donne sedute con scialli neri o corpetti rossi, a filare, o ricamare. Il rosario. Il silenzio. La vecchiaia, il tempo che scorre inesorabile. Ora a sfondo ora in primo piano, questi quadri palpitanti, si svelano tra le righe.

Le tre nobili sorelle Pintor, attendono immobili che il tempo trascorra e l’arrivo del giovane nipote: sconosciuto atteso e temuto, accanto ad esse da puntello e nutrimento, la notevolissima figura di un servo devoto al limite dell’abnegazione.

Tra mura cadenti di palazzi dove l’antico splendore della nobiltà perduta è ormai una patina incrostata di bellezza avvizzita, dove il consumarsi del tempo si avverte nell’usura delle suppellettili, delle dimore, degli arredi, delle persone.

Le donne guardano lo sfacelo del loro patrimonio oramai dissipato e attendono il domani senza speranze e senza alcuna volontà. Solamente il vecchio servo sfinito, vecchio, malato, continua a sperare e a prodigarsi per un domani migliore.

La precisione con cui i personaggi vengono delineati e la dovizia di particolari che li caratterizza sia nell'aspetto esteriore (dalle rughe del viso, al bottone della giacca, alla trasparenza di un tessuto liso) che nell'aspetto interiore dal carattere (le paure, i dolori, le tristezze. Ma anche la passione che fa brillare gli occhi e la malizia che tira le labbra…) contribuiscono a creare figure talmente realistiche da sembrare note: il servo Efix, potrebbe essere un lontano zio, un po' antico nei modi, ma estremamente reale.

Ho gustato questo libro come faccio raramente: mi trovo spesso a divorare nella foga passare al successivo, anche quando mi trovo davanti a romanzi notevoli.

Di “canne al vento” ho percepito da subito la preziosità di ogni singola pagina, la necessità di fermarmi dinnanzi ad ogni raffigurazione apprezzandone la singolarità, ho trascorso mesi in questa Sardegna ruvida, mentre, parallelamente mi ingozzavo di altro.

Ho assaporato lentamente un quadro dopo l'altro, una pagina dopo l'altra, come le piccole caramelle che mia nonna si portava dal mare. Erano delle gocce dalla forma schiacciata, colorate. Zuccherine, da far sciogliere tra lingua e palato e attendere il lo spendersi del gusto, senza fretta, senza traccia di ingordigia.

È un libro attuale; un viaggio incredibile in una terra che non ho visitato ma è entrata spavalda nei miei progetti futuri, Sogno di girovagare attorno a Nuoro per calarmi in queste atmosfere cercando i paesaggi così minuziosamente descritti.

Quest'opera è un capolavoro immenso: sbroglia matasse tra uno spaccato rurale e una nobiltà orgogliosa che si sta sciogliendo al sole e parallelamente, gronda tradizioni, credenze popolari di magie e malocchio, bimbi mai nati, folletti e fate.

È questa terra, la vera protagonista ancestrale, evocativa, aristocratica e agreste.

ilibridihollyeponyo

mercoledì 20 ottobre 2021

L'Arminuta e Borgo sud, uno dopo l'altro

L’Arminuta, Donatella di Pietrantonio, Einaudi, 2017

Borgo Sud, Donatella di Pietrantonio, Einaudi, 2020

NO SPOILER


Anni fa, molti anni fa, capitava che passassi una notte con la mia nonna materna. E prima del sonno c’era il suo bel raccontare, al buio. Io rannicchiata nella cuccetta posta a fianco del lettone, ascoltavo i tempi lontani in cui mia nonna aveva una manciata d’anni e i capelli chiari.

Mi parlava, a volte, di certi bambini che crescevano dagli zii. Zii che non avevano figli, di solito, e che se la passavano benino, si prendevano l’ennesimo nato di una nidiata scheletrica e lo tenevano per un po’ o forse per sempre. La povertà nella nostra terra fiera tra montagna e lago poteva essere rabbiosa. Questi bambini a volte ritornavano che erano ancora piccoli, o da adulti, sempre con arie da signorini compassati.

L’Arminuta è la storia di una di queste bimbe che tornano: una ragazzetta di cui non si fa nemmeno il nome, che sale le scale di casa con le sue scarpe a ciondoloni in una borsina. Borgo sud è la stessa bimba, oramai adulta che cerca un posto nel cuore del mondo. È anche la storia di un legame tra due sorelle che si scoprono necessarie l’una all’altra.

Sono libri intrisi di tristezza. Scorri le pagine con un qualcosa di aguzzo uncinato nello stomaco, sperando che non accada altro di brutto, di peggio. Ma è una tristezza dolce, malinconica, che mette speranza in un domani migliore, voglia di rivalsa mentre ancora si deglutiscono lacrime. Forse è una trama facile, che si accaparra il lettore sensibile, trascinandolo a fianco di una bimba povera ma strepitosamente intelligente, ripeto, forse è facile, è vero… ma sarà che c’ho ritrovato i racconti di mia nonna, la storia è storia credibile. Ed i lutti che arrivano nello scorrere, non punteggiano forse tutte le nostre vite, tra una pausa di sereno e l’altra? 

Senza dubbio l’inchiostro con cui l’autrice ha dato vita a questi romanzi era misto a lacrime e sangue. E la scrittura: così leggera e curata, a volte mista ad un dialetto scabro, a volte arricchita da un passo poetico o una citazione, mai forzata né in una direzione né nell’altra, mi è parsa perfetta per questo narrare.

Una parola sui personaggi: sono descritti quasi esclusivamente dal lato che dà sulla protagonista, ma dotati, esplicitamente, di quella parte oscura di luna che non le è dato vedere. Perfetti, nel loro intrecciarsi, come un girotondo a cui la protagonista partecipa sempre (anche suo malgrado), dove vede bene i visi e mai le spalle…

Certe istantanee restano fisse nello sguardo: l’abito di Adriana con le conchiglie vere appuntate sul corpetto che si gonfia alle folate di vento; la guaritrice centenaria seduta sotto l’ombra di un’antica quercia ad accogliere i bisognosi in fila, il piatto di rigatoni lanciato contro la parete e l’alone unto che ne rimane…

Mi sono appassionata a questo spaccato di storia e di mondo, a queste vicende, ai personaggi. Ho sofferto e fatto il tifo. Ho gioito, mi sono preoccupata e addolorata.

E ho ripensato alla mia nonna triste con gli occhi cerulei, ed è stato bello.


 

 

mercoledì 13 ottobre 2021

L'appello, D'Avenia

 L’appello, Alessandro D’Avenia, Mondadori, 2020. 

(NO SPOILER)

 

Fosse stato lo script per una rappresentazione teatrale, “L'appello” mi sarebbe parso perfetto. Già mi immaginavo i ragazzi vestiti di nero alzarsi su uno sfondo bianco, ripetere il proprio nome ad alta voce, poi snocciolare dolori e peculiarità di fronte alla classe e a tutta la platea. Sullo sfondo una cattedra con un professore dagli occhiali scuri

Ma non è così. 

“L'appello” è un romanzo. Il protagonista un professore cieco. Davanti a lui una classe sgangherata nell’anno della maturità. I ragazzi, lungo le pagine del libro, si raccontano, al momento dell'appello, seguendo, come fil rouge uno specifico tema proposto dall’insegnante. L'idea è indubbiamente vincente, alle prime pagine ero folgorata. Però qualcosa inizia, in breve tempo, a non funzionare, a mio avviso, il meccanismo s’inceppa. 

Immaginarsi giovani sui 18 anni che si alzano davanti a tutta la classe, (non solo ad alcuni compagni selezionati), per presentare se stessi a nudo, esponendo il cuore pulsante su un piatto d'argento... Lo trovo difficilmente accettabile... Sono dispiaciuta perché nelle prime pagine il tema mi aveva conquistata, ero incuriosita e colpita. 

Ai miei occhi la trama cade proprio in questi non piccoli inciampi: non credo possibile, per esempio, che una ragazza possa alzarsi e raccontare la sofferenza di un aborto davanti ad una classe che conosce da poco… C’è chi descrive madri picchiate, chi lutti laceranti che portano incubi, padri che tentano il suicidio…Si crea un intreccio forzato, una maglia di dolori immensi sbattuti sul tavolo, in un mondo pubblico per nulla verosimile. 

Certo: possono accadere momenti di grande comunione e inclusione in una classe, ma non ripetutamente e non così profondi, imposti a bacchetta a risposta di un tema esterno e in modo quasi gratuito.


Il continuo intrecciarsi di concetti scientifici, ora astronomici ora chimici ora fisici, alla vita vera, a creare una credibile miscellanea è all’inizio davvero intrigante, poi stanca infine pesa...

Ne viene fuori un libro greve, farcito di nozioni allacciate alla realtà in modo più o meno probabile, ritmato da monologhi ripetitivi, ridondanti, dialoghi che si reiterano uguali a se stessi, grondanti clichè.

Senza dubbio è interessante il processo a cui vengono sottoposti la scuola e i metodi educativi in generale, ma le opinioni spesso estreme, i protagonisti che sono personaggi più che persone, rendono il romanzo faticoso impantanato nelle frasi ad effetto; il tutto è appesantito ulteriormente dalle domande retoriche, frasi fatte, richieste illogiche, spiegazioni che spesso sfociano in un arido pontificare.

I personaggi hanno contribuito a rendermi difficile la lettura nella loro poca credibilità: persone spesso bidimensionali raffigurate come i buoni e i cattivi in un gioco tra cowboy e indiani che lascia l'amaro in bocca. La figura del professore protagonista in primis, in me ha risvegliato soprattutto sentimenti negativi. Ho fatto fatica a soffrire con lui: la compassione viene soffocata dal suo carattere egoista, egocentrico e spocchioso soprattutto con gli adulti, incapace a mediare.

 Il mio livello di aspettativa all'inizio del libro era alto in quanto l'esordio lo ritengo interessante e da D’Avenia mi aspettavo una scrittura eccellente…

Invece no. Non mi è piaciuto, mi sento proprio di dirlo.

Consiglierei questo libro solo a chi è incuriosito dai problemi che incancreniscono il sistema scolastico: è senza dubbio un testo colmo di idee, proposte ed entusiasmo, inoltre cerca di spostare l'attenzione dall’erudizione sterile alla passione per la cultura, mettendo al centro il vero soggetto: i ragazzi.



 “la realtà è un intreccio di cose che accadono e vivere è imparare ad ascoltare, perché le cose e le persone si rivelano solo quando dai loro il tempo di cui hanno bisogno per raccontare la propria, il tempo che ci vuole a spogliarsi senza provare vergogna.” P. 11



“Decisamente le relazioni sono fatte come i puzzlle, solo con gli incastri nei vuoti si stringono legami veri.” P.35

mercoledì 6 ottobre 2021

Un giardino umido

Pausa dalla pioggia continua, giusto il tempo di scoprire quanti funghi hanno fatto capolino in giardino...  nell'attesa del sole, oggi mi  diverto un po'!

martedì 5 ottobre 2021

Quando le montagne cantano

 

Quando le montagne cantano, Nguyen Phan Que Mai, traduzione Francesca Toticchi, casa editrice Nord 2021

NO SPOILER



Avete mai visto un sacco di mele, quando lentamente s’inclina e i globi iniziano a sgusciar fuori uno dopo l'altro inesorabilmente ed a un cadere a terra con tonfi sordi. Ecco, è così che il dolore viene a galla tra le pagine di questo romanzo: con frutti rossi e gonfi, sugosi che ti rovinano tra i piedi spaccandosi, uno dopo l'altro in una sequenza continua e casuale: si ammaccano e vanno in frantumi e sono vite e sono cuori e sono sogni.


Quando le montagne cantano
è un dipinto ad acquerello, un tocco delicato, curato; raffigurazioni umane si mescolano a paesaggi ora abbozzati ora evidenziati da dettagli nitidi tra tinte pastello e brume.

È la storia del Vietnam, quella che viene descritta attraverso lo snodarsi delle vite dei protagonisti. Una saga familiare che prendi il via, come un albero genealogico, dagli avi della nonna, voce letteralmente narrante alla sua piccola nipote, la protagonista.

Le due donne si tengono per mano lungo tutto il libro che è un lento incedere nel domani (per entrarvi e conoscere) ed un altrettanto costante regredire in ciò che fu (per sapere e ricordare). In equilibrio si sostengono: volteggiando sulla bicicletta, oppure all'interno di un bunker tra gli scoppi delle bombe o ancora in salita su un pendio scosceso a cercare rifugio o tra le gli arbusti odorosi di giardini fioriti o tra le pagine di un romanzo americano o tra corpi a brandelli e macerie. E’ un viaggio tra città e foreste e paesi. L’incontro con gente semplice che insegna l’affetto a proverbi e grandi maestri che leggono romanzi occidentali e parlano lingue dell’Europa. Fratelli, sorelle, figli, padri: famiglia.

La storia del Vietnam viene narrata per quello che è stata veramente: il continuo passaggio da un usurpatore all'altro, ora erano i giapponesi a mietere vittime ora gli americani che cercavano di imporsi, o i cinesi; il giardino paradisiaco del Vietnam è stato così conteso da uscirne diviso persino a se stesso. I suoi stessi figli divengono nemici: dal sud  i filoamericani in battaglia contro i compatrioti comunisti del Nord, in una guerra di odio contro chi si ama, chi ci ha generato.

La vicenda delle due figure femminili si snoda ferma e colma d’inciampi com’è la vita, attraverso varie generazioni legate da morti, dolori, soprusi, ma anche da un’immensa voglia di vivere e bisogno di rivalsa. I giorni toccano la guerra ora in punta di dita ora infilando le mani nel putrido, ma le donne si sorreggono, rimanendo in perfetto equilibrio durante tutta l’elegantissima danza macabra.

 

“Un boccone condiviso quando si è affamati equivale a un piatto colmo quando c’è abbondanza.” Pag. 24

“Le foglie sane aiutano quelle strappate. “ Pag. 24

#ilibridihollyeponyo


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...