sabato 9 marzo 2013

50 sfumature di grigio

Leggevo gli harmony, da ragazzina. Li leggeva anche mia zia (di nascosto dalla nonna materna che leggere gli harmony è da perdigiorno);  sbirciando in casa sua, te li ritrovavi sotto il cuscino di una sedia, dietro lo schienale del divano, nei portavasi.
L'altra mia nonna,  più spregiudicata, me li passava sottobanco. Prediligeva quelli con le infermiere scarmigliate per l'incontro fugace con l'anziano ma non troppo primario.
Avevo dodici, tredici anni, io... E ancora non avevo capito che ci sono gli harmony e ci sono i libri. Mi ritrovai a redigere, dopo pochi fascicoletti, il ripetersi degli accadimenti, delle caratteristiche dei personaggi: una vera e propria scaletta dei cliché!
Lei giovane, bellissima, ingenua (allocca a volte), insicura, timida. Lui più vecchio di una decina d'anni, ricco da restarci secche, bello, sicuro, meglio se con una cicatrice sul viso. Capello fluente, leggermente brizzolato.
Una scena sulla spiaggia. Fiori: hibiscus, bouganvillea.
A tredici anni mi sentivo pronta: avrei potuto scrivere il mio primo harmony e guadagnare molti molti soldi.

Ma non fu così...

A questo ho pensato leggendo le prime pagine di questo fenomeno editoriale.
Ho sorriso molto, rivedendomi bambina a sfogliare quelle pagine di passione (attenzione, la nonna sceglieva in maniera oculata, quelli troppo lanciati li teneva per il compimento dei sedici anni!!!) e a enumerare noiosissimi cliché.
Quante donne hanno letto questo "libro"? Quante me ne hanno parlato? Ho saltato tutta l'introduzione,  poi mi sono scelta qualche dialogo, alcuni  passaggi a caso.
Alla fine, tediata, mi sono soffermata solo sulle scene che l'hanno reso celebre.
E ho cominciato ad analizzare il tutto seriamente.

Sono prevalentemente donne a leggerlo.

Sono donne quelle che vagano tra i negozi più o meno virtuali a cercare le sfere d'acciaio o i frustini di cuoio. Donne che descrivono i vari "giocattoli" sfilandoli dalla valigetta tranquille, come se presentassero una cremina della Just. Donne quelle che ascoltano, donne quelle che comprano. Non uomini. Non ragazzine.

Credo sia il simbolo, questo illeggibile ammasso di fogli, di una nuova coscienza femminile, di una nuova consapevolezza dell'essere donna, delle proprie necessità ed esigenze, sessualità inclusa. Credo rendi palese il passo avanti che le donne hanno compiuto, in questi anni, nella ricerca di se stesse. Una scoperta e riscoperta, senza veli, senza falsi, inutili pudori.
Di certo già altri libri, in precedenza, avevano aperto un varco... Penso ad Almuena Grandes, Anais Nin... Ma questo  è diverso: mi pare abbia creato una nuova coscienza dell'essere donna, più radicale, più profonda.

Trovo orribile il libro, veramente illeggibile, sciocco.
Trovo meraviglioso quello che ha generato: ho visto abbattersi barriere che una volta nemmeno una bottiglia di vino rosso avrebbe frantumato con questa facilità!

Mi ritrovo anche a credere che forse, dovrebbero sfogliarlo gli uomini, per capire qualcosa di questo bizzarro universo femminile, così esigente e mutevole!

Non lo finirò di certo, questo romanzo. Ma mi ha fatto pensare.

Credo sia il giorno giusto per parlarne, oggi che in tanti festeggiano la donna.
Io oggi festeggio mio padre che mi regala un mazzolino di mimosa, come accade da sempre, e ne regala anche alle mie piccole.
Festeggio mio marito che arriva, sorridente, con un vasetto di crema alla zucca.

Questa, oggi, è la mia festa gialla.


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