venerdì 21 febbraio 2014

Questione di punti di vista. O di viste, dello stesso punto...


Raccolgo foto dal balcone che, in casa mia, collega il soggiorno con la cameretta delle rane.


Significa molto per me: è il nostro occhio sul mondo, chiuse nella tana.


Questo mondo immoto, che ne hanno voglia di raccontarmi che la terra gira su se stessa e gira pure attorno al sole... Da qui sono spesso le nuvole in girali e raffiche di vento e pioggia.


Domino un tocchetto di Montisola e lago e cielo, da qui...


Ma non arrivano voci.

Rimane solo il rumore: il vorticare dei nembi, gli schiaffi di certi venti, i colpi della pioggia e delle sue gocce tonde come monete. Di certi notturni che gufano, strisciare di volpi o faine. Di rami lontani che si cercano.


Rimane il vociare delle rane, il passo strascicato di una vicina nell'orto e l'ululare di una sirena lontana.

Rimane il colore. Come di quadro dietro il vetro. Pennellate solide, collose. A volte vibranti, sì cariche da parire irreali.


Rimango spettatrice, io, d'un quotidiano divenire che è fissità ad ogni scatto. Una teoria, di fissità, come le vergini in Sant'Apollinare Nuovo.


Ma da dietro un vetro, per la durata di un click.


2 commenti:

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