giovedì 4 aprile 2013

Biblioteche casalinghe: piccolo omaggio agli scrittori inconsapevoli.

Escono dal buio, in questi giorni, per l'ennesima volta. Sempre più sdruciti, acciaccati come vecchi omarini piegati dal tempo. Ed io me ne prendo cura: uno dopo l'altro, pulisco le copertine con panno inumidito, asciugo, spolvero, lascio che l'aria fresca li rinvigorisca un poco. Sono stati per mesi in cantina, barricati entro scatoloni a lottare contro muffe e umidità, i miei libri. Riemergono di nuovo, malconce fenici, rivestiti d'un nuovo effluvio: pungente, acre; invischiati di polveri a grumi. Me li accarezzo piano. Li annuso curiosa e impenitente. Hanno cambiato odore, come adolescenti.
I miei libri.
Sì perché Sergio ha CD e fumetti. I libri sono miei (ad eccezione di un paio di S. King, un Harry Potter e una coppia di Asimov, il primo di Hornby...) sono la mia età evolutiva.
Li raccolgo da anni lontani, anni di capelli chiari, lisci e frangetta sopra gli occhi. Regali, furti, acquisti.
Ho i libri della prozia: ceduti alla bimba vorace che li divorava come panini al cioccolato.
Ho la biblioteca della nonna paterna: pochi volumi ma scelti con cura: pezzi dell'Ottocento, libri di preghiera per giovinette, Pasolini, Pratolini, testi che narrano degli anni di guerra...
Ho i libri di mio padre, dove ho imparato che leggere era un modo per evadere, forse un po' in solitaria, ma reale. Leggevo W. Smith anziché vedere cartoni animati... O Slaughter e le sue storie di medici. Ed esploravo l'Africa o lavoravo in corsia, a dodici anni.
Ora li tengo esposti, con una punta d'orgoglio ed una di vergogna, pronta a giustificarne la presenza, all'ospite curioso che fruga nella mia biblioteca.
Stanno ritti in soggiorno adesso, dorsetti bene in vista, ed il soggiorno ha un odore nuovo. Li infilo in ordine alfabetico, in sequenza perfetta e penso a quali sceglierei se dovessi salvarne solo dieci.  Sono tutti lì. Ci leggo la mia vita, lì.
Marquez che mi fece perdere la testa già ai primi anni del Liceo. Lui, per me: inizio e fine, primo sempre, con tutti i sorrisi e le lacrime di questo mondo, Baricco, Tabucchi, Mazzantini, De Luca, Carver, Safran Foer. Non potrei mai scegliere. Ce n'è un paio di Hemingway che non posso accantonare... Ma sorrido e sistemo, ci riprovo... Metto il Prof. Oprandi nel settore poesia, tra Garcia Lorca e Pascoli, mica male.. Ho pochi volumi di poesia, gli è andata davvero bene...
Sorrido, penso a Marco Gelmetti e Filippo Brianti, scrittori veri, ma loro ancora non lo sanno... Gelmo finirebbe accanto Ghilarducci: "Un atto d'amore" penso che si sentirebbe a suo agio accanto a quel testo di passione e tenerezze, amore che è rogo e lacrime dolciastre, amore reale ma impossibile, continuo, forte, ma destinato a soccombere alla realtà.
Quanto a Felipe, si beccherebbe un vicino che, insomma... Dan Brown: regalato da persone che adoro, dunque rimarrà lì, nonostante tutto. Oppure c'è Bressano e la sua personale cronaca della Seconda Guerra Mondiale. Mi ha commosso il passaggio-intimo del timore di chi ritorna, timore di aver perso tutto, o quanto meno, gli anni più belli... Comunque, una decina di volumetti oltre, c'è Carver, e una dozzina prima c'è Baricco... Non penso si possa sentire abbandonato. Io il posto in libreria l'ho fatto, magari a scriverlo qui cominciano a pensarci (o a crederci un pochettino) pure loro.
E mio nipote(l'unico, dalla mia famiglia d'origine)? Così giovane, scrive la sera, lui, dopo aver chiuso i libri. Da non credere... posizione tra Alliende e Ammaniti. Perfetto per i suoi anni, per i suoi sogni... Perfetto: da gongolarsi e sorridere da qui all'eternità. Se smette di scrivere verrà bastonato, lo sa, ma deve vivere, prima e durante (e anche questo lo sa).
Ora mi domando, se mai scrivessi qualcosa anch'io che possa finire tra la carta stampata (sono ferma a pagina dodici. S'intitola l'ombra davanti e non so se diventerà mai altro...), mi intrufolerei tra due libri che sono in attesa di lettura: Pye (Oggetti da Berlino) e Ravera (Né giovani né vecchi) e di certo questo è un segno, di cosa, lo devo scoprire.
Ritrovo testi che forse abbiamo letto solo io e la mamma dell'autore, che ho amato perché perfetti-in-quel-momento-in-quel-luogo...
Libri dentro cui ho pianto, per una pagina, una riga, una parola che era necessaria lì, proprio così.
Continuo a svuotare scatole: libri di giardinaggio, di pasta di sale, di ricamo, di fai-da-te. L'enciclopedia del cucito di fine '70: una gioia per i miei occhi.
L'enciclopedia medica anni '80... magari questa la vendo, ma era un regalo di nonna, come si fa?
L'arte della pesca (di mio padre puah, puah) e dello sci (sempre di mio padre, puah di nuovo)... Testi in lingua inglese, guide turistiche, monografie.
Quali terrei con me?
Non posso scegliere, non oggi. Oggi il primo libro che sceglierei fuor di dubbio,  non è uscito fuori: l'amore ai tempi del colera. Avrei voluto rileggerlo, ancora e ancora e ancora.

Ma preferisce rimanere al buio.

Vorrà dire che non è tempo, perché i libri lo sanno, quando si è pronti...

n.b. Prometto una foto della mia piccola adorata biblioteca quando sarà conclusa la fase collocamento, ora torno a spolverare...







1 commento:

  1. Ogni tanto sogno di rinchiudermi in una mia stanza con tutti i miei libri (e i pochi fumetti e i pochissimi CD) per assaporarne il sapore che hanno e rivivere le emozioni che ho provato leggendoli. E ogni tanto lo faccio. Hai ragione: non siamo noi a scegliere i libri, ma loro a scegliere noi...

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