lunedì 1 novembre 2021

Pomodori verdi fritti, Fannie Flagg

 LIBRO 31 10/2020

Pomodori verdi fritti  al caffè di Whistle Stop, Fannie Flagg, (1987), BUR 2020.


NO SPOILER

Vi ricordate quando da adolescenti vi arrivava l'attacco di ridarella e vi sganasciavate dalle risate anche in pubblico? A me accadeva anche scuola durante una lezione, oppure sul pullman o in metropolitana, persino in casa con mia madre che mi guardava torva con quell'espressione “quando io l'ho partorita non era deficiente”. Ecco leggendo Pomodori verdi fritti vi capiterà la stessa cosa. Di nuovo, uguale sputata.

Dunque, io ero in sala d'attesa al centro trasfusionale dopo aver compilato il mio bravo questionario Aspettavo il mio turno per essere svenata. Ho letto un paio di passaggi del giornale della signora Dot Weems (un inserto che si trova all'interno del romanzo e compare ciclicamente) e non c'è nulla da fare: io rido. Non è che sorrido, no. Rido di gusto e non riesco a contenermi. La cosa diventa imbarazzante la gente mi guarda. Allora chiudo il libro e mi metto a scorrere Facebook, con tono decisamente più diplomatico.

Questo libro è un viaggio nella vita vera di un paesello americano, tra il 1929 e gli anni ottanta, fatta di gioie, malinconie, dolori, risate, morti, scherzi, nascite: una digressione sulla filosofia del vivere bene, di chi, la vita, sa prenderla dal verso giusto.

Le pagine scorrono su diversi piani temporali intitolata all'inizio di ogni capitolo con una data chiarificatrice: a volte c'è la descrizione di un accadimento, altre un estratto dalla pagina di un giornale locale, altre ancora è una donna anziana in una casa di riposo e racconta il passato dal salottino per le visite.

Narra la sua vita che fu, la signora Ninny, e quella di buona parte del paese. La trama è lo scorrere del tempo in un piccolo paese: Whistle stop nato attorno allo scalo ferroviario e ciò che accade in una famiglia e in un caffè, aperto dall’altra parte dei binari.

Le protagoniste sono donne molto diverse tra loro: le due proprietarie del caffè: Idgie maschiaccio, passionale, sguaiata, impulsiva e Ruth, moderata, calma, dolce, bellissima; la signora Ninny oramai molto anziana che risplende nelle sue peculiarità di donna dedita agli altri, riflessiva e vigorosa. Ed infine il bellissimo personaggio di Evelyn alla ricerca di se stessa e del suo posto nel mondo, allegra, simpatica e forte.

Donne molto diverse tra loro ma tenaci, capaci di trovare la loro strada e di seguirla con determinazione; figure da leggere nella coralità del racconto, perfette in queste differenze che si completano in un brano di vita, a più voci.

È un romanzo dove l'amore la fa da padrone, l'amore in senso lato: l'affetto per una persona anziana, il bisogno di aiutare un bambino disabile, la necessità di sfamare i mendicanti, proteggere i bisognosi e le persone di colore (nella prima metà del 900…) ma è anche amore di coppia a volte passione folle che fa compiere gesti inauditi, altre volte dolcezza quieta di un cuore che ti accoglie e custodisce da tempo, a volte impeto, a volte prendersi cura.

È uno spaccato Meraviglioso sull'America dei primi del 900 fatta di patii in legno dove sostare e riposarsi, di tavolacci dove trovarsi per giocare a carte e bere una birra; fatta di chiese e pastori che cercano di mantenere unito il paese, di ragazzini che hanno bisogno di lasciarlo, alla ricerca qualcosa di nuovo.

Un libro zuccheroso. Un libro che mette a posto l’anima, soprattutto se viene dopo letture strazianti. Vero, sincero, ma è anche una coccola.

 

Prima di lasciare il centro trasfusionale, col cerotto sul braccio e la sacca di sangue col mio nome sul carrellino, un’infermiera mi avvicina e sottovoce:

“Sto passando un periodo di fermo con i libri. Me lo daresti il titolo del tuo?” e mi strizza l’occhio.

#ilibridihollyeponyo

 

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