mercoledì 10 novembre 2021

Il ballo delle pazze, Victoria Mas

 

LIBRO 33 11/2020

IL BALLO DELLE PAZZE, Victoria mas, (2019), Edizioni e/o 2021, tradotto da Alberto Bracci Testasecca.

NO SPOILER


Lavora nel cinema, Victoria Mas, ed esordisce con questo romanzo che diviene un vero e proprio caso editoriale in Francia, due anni fa. E della cinepresa si percepisce la presenza, comunque, anche qui: la scrittura semplice, a tratti misera, ai miei occhi ha spesso evocato una sceneggiatura.

Il romanzo è un assaggio di quanto accadeva a fine Ottocento, quando delle malattie mentali si conosceva ben poco: se una donna era ritenuta da rinchiudere in manicomio anche per motivi veramente utili, per poco più che un capriccio maschile, isteria o malinconia e l’ospedale psichiatrico Salpetrière chiudeva i suoi portoni in una Parigi fredda, e tetra.

È una passeggiata tra ampi saloni, dormitori dalle alte finestre sui parchi questo romanzo. Si cammina tra i letti guardando le donne distese o sedute sui materassi, le si sente gemere, chiacchierare, ridere emettere versi.

Ci si muove consapevoli che alla Salpetrière si sa bene quando si entra, ma non SE si esce…

Si visita il manicomio da turisti, apprezzandone l'architettura e le scelte estetiche, soffermandoci sui vialetti esterni. Si entra in contatto con il burbero e distaccato medico, ildottor Charcot: l'uomo per il quale è stata creata la cattedra di neurologia e maestro di Freud. Si seguono gli esperimenti del luminare sulle pazienti, ricerca e mondanità, dove anche la cura diviene spettacolo, con crisi provocate sotto ipnosi davanti al pubblico… Si tasta con mano l'efficacia delle infermiere, si conoscono le alienate rinchiuse tra queste mura per i motivi più disparati: ci sono donne rinchiuse perché prostitute, altre perché realmente portatrici di una patologia mentale altre ancora perché hanno subito una violenza e non ne sono uscite, altre perché coltivatrici di idee scomode…

Le protagoniste sono due donne: un'infermiera che crede nella scienza e nell’efficienza come possibilità per raggiungere l’emancipazione e l’alienata Eugénie, borghese curiosa e determinata a scardinare il suo destino di moglie e madre sottomessa. Le due personalità sono cariche di forza emotiva, due donne diverse per età e per destino che le accompagna nella vita, ma accomunate da questo desiderio di essere persone complete, realizzate, a prescindere dalla già scritta sorte femminile.

Non ho amato particolarmente la scelta del disturbo che caratterizza la protagonista in quanto lontano dal mio sentire: non amo la letteratura che fa l'occhiolino all'ultraterreno, all’esoterico, ad un mondo irreale... Senza dubbio il personaggio è ben costruito, donna interessante, intraprendente caparbia con la voglia e la necessità di imporsi per cambiare la visione del mondo femminile che l'ha preceduta, così abituato a chinare il capo al patriarcato. Avrei però preferito una scelta più sobria e sostenibile.

 

Il tema del libro è l’evento annuale, il ballo, durante il quale la borghesia può entrare in clinica ed incontrare le “pazze”, il momento diviene l’emblema di questa cura/esibizione, dove gli animali da circo sono le figure femminili a cui è concesso, per un giorno, di sognare una vita normale, fuori dalle mura.

L’amaro in bocca, alla chiusura dell’ultima pagina m’è rimasto perché su molti aspetti la Mas è rimasta in superficie, come a presentarci oggetti piatti che rimangono a galla. Avrei preferito un’analisi più approfondita dei personaggi, per esempio, spesso bidimensionali, o delle dinamiche o delle cure…  è un libro ricco di scene visivamente forti e ben congeniate, pare proprio la base per il film (uscito nel 2021, che però ho letto non aver ricevuto recensioni a 5 stelle!), che guarderò, chissà.

#ilibridihollyeponyo

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