venerdì 12 novembre 2021

La casa degli sguardi, Mencarelli

 

LIBRO 34 - 11/2021

LA CASA DEGLI SGUARDI, DANIELE MENCARELLI, (2018), MONDADORI, 2019.

NO SPOILER

 

Quando ero adolescente mi raccontavano come i manganelli dei carabinieri provocassero danni enormi senza lasciare lividi troppo evidenti. “La casa degli sguardi” non è una badilata in faccia. “La casa degli sguardi” è come la leggenda metropolitana dei manganelli: qualche livido in superficie e stomaco e cuore a sbrindelli.

Ma negli occhi quintalate di meraviglia.

C'è un modo per discorrere delle malattie gravi nei bambini? C'è un modo per descrivere la morte, di un bambino? Parlare di una bara bianca con dentro una creatura che hai conosciuto a cui ti sei affezionato o di cui non conosci nulla, nemmeno il nome… C'è un modo per descriverlo quell’inferno lì?  Mencarelli intinge il suo pennino nel dolore che è un inchiostro di colore rosso cupo e un pennino che assomiglia più ad un bisturi.

Ma ci riesce, ci riesce benissimo Mencarelli e crea un protagonista (che forse non è per nulla personaggio) di un splendore disarmante. Un giovane uomo che si ferisce tanto con i petali quanto con le spine, che ha attraversato le peggiori dipendenze perché incapace a sopravvivere nella durezza e bellezza del mondo. Venuto al mondo senza gli strumenti per proteggersi, senza la corazza che permette ai nostri animi di arrivare al giorno successivo nonostante gli scontri, gli incontri, gli abbracci e le cadute.

Una sensibilità unica profonda perfetta che non trova un suo equilibrio nella vita reale.

“Si parli, semmai, di fragilità, di esseri nati con la pelle più sottile, un bassissimo numero di anticorpi a ogni bene e male del mondo, dal dolore alla tenerezza, malinconia e amore compresi”.

 

“La casa degli sguardi” lascia con gli occhi pieni di splendore come bisacce stivate per gli inverni aridi di bellezza, come chicchi di grano sulla nostra vita brulla, ma non lo nascondo, con il cuore sfasciato: è un gioco masochista è una lingua che batte continuamente sul dente che duole perché in mezzo a tanta sofferenza, raccoglie meraviglia, incanto.

Dicevo proprio stamattina ad un’amica-di-lettura che dai libri di Mencarelli mi aspetto sempre meraviglia, è solo la dose che cambia, perché è un essere dalla sensibilità fragile: è una di quelle “persone che le inchiodi con poco, basta un fiore per bucargli la pelle.”

 

Posso chiedere a babbo Natale che ne faccia scoprire una dozzina, di Mencarelli, per l’anno nuovo? Non di più però, che poi non ce la faccio a star dietro alle pubblicazioni…

 

“Ma la poesia lo testimonia il dolore, non lo cura. Le parole mi accompagnano da sempre, sono cristallo e radice, viaggio e lama, sono tutto, tranne medicina. La poesia non cura, semmai apre, dissutura, scoperchia.” Pag. 10

“La nostalgia arriva col suo macigno lanciato da lontano…” p. 21

 

#ilibridihollyeponyo

Nessun commento:

Posta un commento

Vuoi lasciarmi il tuo pensiero? Grazie!!!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...