mercoledì 22 dicembre 2021

Irène Némirowsky, Il ballo

 

38 - 12/2021

Irène Némirowsky, Il ballo,  Racconti d’Autore, Adelphi per il sole 24 ore, 2015, traduzione di Margherita Belardetti

NO SPOILER

Io lo scorso anno, la Némirowsky nemmeno non la conoscevo, sai?

Non ridere, già me ne vergogno a sufficienza… Questo è il suo terzo libro, che mi accoltello in ventre. E per qualche mese sarò satolla.

Perché crea dipendenza, questa donna. Ed è inutile che io cerchi a destra e a manca: nessuno sa narrare con un vigore così disilluso e impietoso. Verso se stessa e il mondo.

Ho letto di tutto, su questo libro. Ho scritto anch’io a sufficienza, sull’autrice, mesi fa, quindi non mi dilungherò sui scontati apprezzamenti alla scrittura, all’indagine dell’animo, alla capacità descrittiva.

Ti parlerò solo di cosa ha lasciato, “il ballo” a me.

Questa manciata di paginette, quasi autobiografiche, sono un supplizio. Fogli scritti a graffi di unghie laccate: artigli di madre carnefice, sul corpo di Antoinette figliola adolescente (la protagonista) da cancellare, dimenticare, perché non offuschi nulla, del mondo materno, di cui la donna è unica sovrana. Da scacciare dai pensieri con uno sventolio di braccio nudo e polso indiamantato e scie nell’aria, di dita e smalto cinabro.

La vita della ragazzina si intreccia a quella di una madre narcisista e del padre innamorato (al limite della stoltezza) di questa splendida moglie, in una tremenda danza tra ricerca d’amore e cattiveria vendicativa.

Un libro pesante di sentimenti inespressi e inesistenti, che lascia increduli. Tristi, svuotati.

Come si può? Come si può essere madre e boia?

E invece, la scrittrice ci spiega che sì: si può e lei lo sa benissimo. E ce lo racconta con un aneddoto da nulla: l’organizzazione di un grande ballo che la famiglia di parvenu, finalmente, si può permettere, dopo un passato misero.

Cacciata a dormire in uno scantinato, cosicché anche la sua stanza da letto possa diventare parte della giostra di luccicori organizzata dalla madre, la piccola Antoinette, relegata al ruolo d’eterna infante per non offuscare prematuramente la bellezza materna, si culla tra odio crudele e bisogno di tenerezza.

Un libro torbido, che infila lame in ponfi infetti, di affetti tossici. E ci lascia stremati, impotenti, arrabbiati.

 

Si legge in un soffio.

Ma rimane un cerchio alla testa e in bocca quel sapore metallico di alito cattivo e sangue che solo la Némirovsky sa lasciare. E fra qualche mese, tornerà il suo ammaliante richiamo.

‘Era l’attimo, l’istante impercettibile in cui si incrociavano “sul cammino della vita””, e l’una stava per spiccare il volo, mentre l’altra si avviava a  a sprofondare nell’ombra. Ma non lo sapevano.’

#ilibridihollyeponyo

Nessun commento:

Posta un commento

Vuoi lasciarmi il tuo pensiero? Grazie!!!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...