Quando le montagne cantano, Nguyen Phan Que Mai, traduzione Francesca
Toticchi, casa editrice Nord 2021
NO SPOILER
Avete mai visto un
sacco di mele, quando lentamente s’inclina e i globi iniziano a sgusciar fuori
uno dopo l'altro inesorabilmente ed a un cadere a terra con tonfi sordi. Ecco,
è così che il dolore viene a galla tra le pagine di questo romanzo: con frutti rossi
e gonfi, sugosi che ti rovinano tra i piedi spaccandosi, uno dopo l'altro in
una sequenza continua e casuale: si ammaccano e vanno in frantumi e sono vite e
sono cuori e sono sogni.
Quando le montagne cantano è un dipinto ad acquerello, un tocco delicato, curato; raffigurazioni umane si mescolano a paesaggi ora abbozzati ora evidenziati da dettagli nitidi tra tinte pastello e brume.
È la storia del Vietnam, quella che viene descritta
attraverso lo snodarsi delle vite dei protagonisti. Una saga familiare che prendi
il via, come un albero genealogico, dagli avi della nonna, voce letteralmente
narrante alla sua piccola nipote, la protagonista.
Le due donne si tengono per mano lungo tutto il libro che è
un lento incedere nel domani (per entrarvi e conoscere) ed un altrettanto costante
regredire in ciò che fu (per sapere e ricordare). In equilibrio si sostengono: volteggiando
sulla bicicletta, oppure all'interno di un bunker tra gli scoppi delle bombe o
ancora in salita su un pendio scosceso a cercare rifugio o tra le gli arbusti odorosi
di giardini fioriti o tra le pagine di un romanzo americano o tra corpi a
brandelli e macerie. E’ un viaggio tra città e foreste e paesi. L’incontro con
gente semplice che insegna l’affetto a proverbi e grandi maestri che leggono
romanzi occidentali e parlano lingue dell’Europa. Fratelli, sorelle, figli,
padri: famiglia.
La storia del Vietnam viene narrata per quello che è stata
veramente: il continuo passaggio da un usurpatore all'altro, ora erano i
giapponesi a mietere vittime ora gli americani che cercavano di imporsi, o i
cinesi; il giardino paradisiaco del Vietnam è stato così conteso da uscirne
diviso persino a se stesso. I suoi stessi figli divengono nemici: dal sud i filoamericani in battaglia contro i compatrioti
comunisti del Nord, in una guerra di odio contro chi si ama, chi ci ha generato.
La vicenda delle due figure femminili si snoda ferma e colma
d’inciampi com’è la vita, attraverso varie generazioni legate da morti, dolori,
soprusi, ma anche da un’immensa voglia di vivere e bisogno di rivalsa. I giorni
toccano la guerra ora in punta di dita ora infilando le mani nel putrido, ma le
donne si sorreggono, rimanendo in perfetto equilibrio durante tutta l’elegantissima
danza macabra.
“Un boccone condiviso quando si è affamati equivale a un
piatto colmo quando c’è abbondanza.” Pag. 24
“Le foglie sane aiutano quelle strappate. “ Pag. 24
#ilibridihollyeponyo
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