Danimarca – Agosto 2021
7 Agosto
2021 Sabato (viaggio):
Partenza da Sovere (BG) ore 17:
30 direzione Edolo, facciamo l’Aprica, entriamo in Valtellina. Poschiavo, troviamo
tempo orribile sul Bernina, con pioggia battente e visibilità a zero. Stremati dall’impossibilità
di guidare il nostro bestione alle 20.30 ci fermiamo dopo Saint Moritz, ci
facciamo giusto un tè (visto il pranzo luculliano) e in breve ci mettiamo a
dormire.
8 Agosto Domenica
(viaggio): Sveglia alle Viaggio stop a Ulm (non perdiamo tempo nei dettagli) a
pranzo e notte in autogrill.
9 AGOSTO Lunedì
(giorno 1 di vacanza):
Alle sette lasciamo l’area di sosta e ripartiamo preoccupati: ci mancano
ancora quattro ore di viaggio e troveremo di certo code e lavori. Così accade
infatti… Restiamo pure completamente fermi per mezz’ora. L’autostrada 7 in
Germania è un disastro. Arriviamo all’imbarco verso le 13.30. Ci prepariamo un
panino farcitissimo mentre facciamo i biglietti. Pranziamo in camper ci
imbarcano! Il traghetto parte alle 14:15, arrivo in Danimarca alle 15.00 inizia
il viaggio!
Primo stop alla chiesa Fanefjord Kirke alle
16.30, scopriremo poi che la tipologia delle chiese è sempre molto simile,
questa è interessante perché gli affreschi all’interno sono notevoli.
Sarò sincera, alcuni anche buffi, divertenti! Il complesso però, col suo
piccolo cimitero attorno e la vista ampia, merita la fermata. A seguire
facciamo un giretto a spiare la baia in camper, ma non ci dice molto, puntiamo
a fare la spesa, passiamo attraverso un paesino pittoresco: Stege, decidiamo di
fermarci al ritorno. Arrivati a Mons Klint, andiamo oltre il centro scientifico
e parcheggiamo in un ampio slargo, pronti a passare la notte nel bosco.
Sgambiamo i cani. Ponyo decide di farsi un bel bagno di fango. Laviamo
Ponyo, Giulia fa allenamento sugli aghi di pino, Sergio cerca info x domani, io
preparo la cena. Alle 21.30 ceniamo. E ci mettiamo a letto presto: vogliamo
vedere la scogliera all’alba!
10 AGOSTO Martedì
(giorno 2):
Sveglia alle 6 ma: piove, ci riaddormentiamo. Sveglia alle 7, il tempo
regge, alle 7:30 siamo tutti fuori, i cani no. Percorriamo un sentiero nel bosco
fino al centro scientifico e da lì prendiamo il percorso n°4 con la sua
scaletta di circa 500 gradini, ci sono un paio di punti panoramici
interessanti. Arriviamo sulla riva. È forte il contrasto tra il verde del mare,
i ciottoli grigio neri e le scogliere bianche. Mons Klint ci
lascia a bocca aperta!
Nidi di rondini appiccicati sul gesso chiaro, uccelli che garriscono e
sfrecciano. E rumore di onde e ciottoli. Non c’è nessuno, solamente noi. Ed è
bellissimo!
Arriva il sole che colpisce le pareti di roccia e le rende candide:
magnifiche, il biancore in certi punti è accecante. Noi scegliamo di percorrere
la strada che dal termine della scaletta gira a destra. La scelta è quasi
casuale: abbiamo notato che in quel punto le rocce hanno dei nomi, mentre a
sinistra no. Arriviamo fino alla scaletta del sentiero numero 5 e torniamo su,
per tutti i 500 gradini, con le debite pause!
Rientriamo in camper felicissimi e vediamo che la gente inizia ad
arrivare e parecchia!
Siamo soddisfatti della scelta: scendere di mattino presto ci ha
permesso di godere dello spettacolo naturale completamente da soli!
Ci godiamo una colazione con pane e dolci tipici (comprati ieri) dal
gusto così strano, sgambata per i cani, (un daino mi attraversa il sentiero ad
un paio di metri di distanza!) pulizia camper e ripartenza alle 12.00- Arriviamo
alla piccola isola
di Nyord in breve tempo. L’accesso è
tramite un ponte e la strada stretta è immersa nei campi di grano che finiscono
in mare. L’isola presenta subito il suo fascino bucolico. Parcheggiamo e
facciamo un giro a piedi nel paesino e sulla costa. Vento e cielo a nubi,
l’erba è di un verde tenero, tutti i giardini fioriti, con lillà, zinnie e
campanule… Le case hanno spesso il tetto in paglia.
Dalla chiesa la melodia di un trombettista che sta facendo le prove. Il
piccolo porto è schiaffeggiato da raffiche di vento e il molo ondeggia
parecchio!
Pranziamo in camper. Dopo aver fotografato una vanessa atalanta che svolazzava
sul ghiaino del parcheggio partiamo, alle 14:45. Arriviamo alle 17:15 a Stevnst klint dopo una merenda dolce (proviamo anche la tipica
torta di Mazarino, troppo amarettosa per i miei gusti), parcheggiamo al faro,
che è già chiuso, ma non l’avremmo comunque visitato, preferendone altri più a
nord. A destra del faro parte una bella passeggiata che nel giro di un paio di
chilometri scarsi, porta alla famosa chiesa parzialmente crollata.
Tutta la passeggiata è sulla cresta della scogliera ma, non lo si
percepisce, perché protetti da un susseguirsi di arbusti che crescono proprio
sulla sommità. La chiesa è chiusa per un evento che avrà luogo in
serata, ne siamo molto delusi, da fuori si percepisce davvero poco del crollo che
ha subito e non si riesce avere una chiara idea del danno… Scegliamo quindi di
scendere al mare per apprezzar le falesie dal basso. La scala è decisamente più
breve rispetto a quello fatto in mattinata (saranno 100 gradini in tutto), il
percorso abbastanza corto, termina con una scalinata in ferro molto ripida,
davvero poco inserita nel contesto.
Il tutto ci delude un po’, forse l’esperienza del mattino ha alzato
troppo le aspettative… le rocce presentano però una stratigrafia molto più
evidente, facile da percepire, interessante! Però risultano meno bianche, meno “splendenti”
e soprattutto meno imponenti. Ci sono cuscini di alghe maleodoranti più ampi,
che rendono il tutto meno spettacolare. Rimane comunque davvero apprezzabile,
fosse anche solo lo sciabordio delle onde sui ciottoli scuri.
Rientriamo passando dal sito dell’esercito inerente la guerra fredda:
gli edifici di accoglienza vicino al faro, una postazione bunker, alcuni
spiazzi delimitati dove alloggiavano missili e poco altro. Anche per questo
sito, in realtà, ci aspettavamo di più…
Ripartiamo in tempo per comprare pane e latte per domani. Ceniamo e via
verso Koge.
Arriviamo alla cittadina in breve tempo e alle dieci di sera siamo in
piazza. Tutto è deserto. Ogni via, ogni vicolo, non c’è in giro nessuno.
Vediamo la casa a graticcio più vecchia di Danimarca, ora parte della
biblioteca comunale.
Ci fermiamo ad osservare svariate case a graticcio davvero pittoresche,
anche alcuni negozi, logicamente chiusi, hanno vetrine particolari… ma nessuno
è fuori casa. Troviamo giusto un paio di bar con pochi avventori, il resto è il
deserto interrotto solo da chi porta a passeggio il cane.
Rientriamo in camper verso mezzanotte e partiamo in direzione di Solrod
Strand, a 10 chilometri, con l’idea di fermarci per la notte.
11 AGOSTO Mercoledì
(giorno 3):
Ci asciughiamo alla bell’è meglio e via, verso l’area camper “city
center” di Copenaghen.
Che delusione! 40 € a notte… Io non ho mai troppe pretese, ma così: niente
ombra, una spianata erbo/fangosa. 10 cm di fango all’area carico acqua con la
canna che pare uscita da un’esercitazione militare. Niente scarico a terra per
il wc nautico, bel problema! Sergio si arrangia con la solita tanica, grrrrrr! I
servizi e docce sono molto spartani, su container rialzati. Niente altro e niente
lavatrice, io ci speravo tanto!
Dopo pranzo, inforchiamo le biciclette e via! Destinazione Copenaghen!
Dal campeggio in 15 minuti siamo in centro, puntiamo subito alla Sierenetta,
ci pare giusto iniziare col simbolo della città, poi la fontana di Gefion simbolo della nascita di Zelanda (si narra che la
donna chiese al re di avere della terra da coltivare. Il re le concesse quanta
ne avrebbe arato in una notte. Lei tramutò i suoi figli in buoi e passò tutta
la notte ad arare! La terra che ottenne si gettò in mare divenendo appunto
l’isola di Zelanda).
Ci dirigiamo poi al quartiere di Nyhavn dove parcheggiamo le
biciclette e passeggiamo lungo il canale. Le facciate multicolore, i bar di
legno antico al piano terra, le bizzarre imbarcazioni ormeggiate, rendono
l’intorno davvero incantevole.
Ci fermiamo a prendere una birra in un barettino, i prezzi sono
decisamente alti, ma ce lo concediamo.
Dopo lo stop, torniamo verso il camper visitando Christiania. Che shock! Sapevo di un
angolo di mondo con regole sue, dove peace and love e Hippie e… ma i banchetti
per la vendita di erba al dettaglio, non me li immaginavo nemmeno lontanamente!
E la marijuana coltivata nelle aiuole e sui terrazzi, da non credere!
Abbiamo passeggiato un po’, scelto un locale carino dove forse
torneremo, visto un’esposizione di artisti di una scuola milanese (!!!),
osservato murales, cartoline, ambienti graziosi e mucchi di sporcizia, aree
autentiche e pittoresche, altre sporche, imbrattate, lerce.
Ma credo sia anche questa dualità, il suo bello. Alle 18.00 torniamo in
camper che i cani e Giulia hanno bisogno di sgambare.
Verso le nove ceniamo e decidiamo di passare la serata in camper.
12 AGOSTO Giovedì
(giorno 4):
Giornata interamente dedicata alla città. Alle 9,30 usciamo, puntiamo al
castello di Rosenborg che conferma l’apertura alle 11, dunque scegliamo subito
di andare al giardino
botanico e serre. Il parco esterno è
meraviglioso, peccato avere poco tempo… sarebbe bello avere mezza giornata da
trascorrere leggendo un romanzo sulla riva del laghetto con ninfe e
anatroccoli. Facciamo il biglietto cumulativo di vari musei, dunque entriamo
nella serra delle palme e trascorriamo un paio d’ore tra piante dalle provenienze
più diverse: dalle aree calde e secche di cactus e succulente, agli ambienti
umidi e nebbiosi delle foreste tropicali. L’edificio è notevole, con le
scalette a chiocciola in ferro bianco, per accedere alla cupola (umidità e
caldo insopportabili) per vedere dall’alto la vegetazione rigogliosa. Merita.
Poi la serra
delle farfalle ci lascia davvero
senza parole. Ho visto altre realtà dedicate alle farfalle, ma niente di
paragonabile! Una moltitudine sfarfallante sulle lantane rosa o arancioni,
sfreccia senza paura e si appoggia sulle braccia o sui capelli, un sogno!
Subito rientriamo in camper. Dobbiamo fare compagnia alle belve:
soffrono la città! Pranziamo, ci riposiamo un po’ ma via nuovamente, alla volta
del museo di
scienze naturali, per conoscere Tristan Otto: lo scheletro di T rex
completo al 70% esposto al piano terra. Il museo è davvero ben allestito. Ci
colpisce la scelta delle musiche e dei suoni di sottofondo, interessanti i
video esplicativi, forse un pochino brevi e superficiali, ma utili. Le
didascalie sono ben fatte, tutto anche in lingua inglese. Altri scheletri di
dinosauri sono esposti, oltre al T-rex che è davvero magnificente.
Al piano primo, oltre alla
collezione di pietre che degniamo giusto di uno sguardo, c’è l’esposizione
delle fotografie world award natural photograpy. Ci spendiamo almeno un’ora ad
ammirare scatti notevoli negli ambienti più diversi: tigri, meduse, formiche,
orsi polari, stambecchi… anche di artisti giovanissimi (e due tra i vincitori
sono italiani!!!).
Dopo il museo avremmo voluto fare un salto al Hard Rock caffè, per la
maglietta di rito alle ragazze, ma è momentaneamente chiuso Delusione… Dunque
abbiamo comprato una bevanda di Starbucks e un dolce. Poi siamo tornati in
camper. Lunga sgambata alle bestiole: un’ora a corse, io sono stanchissima! Relax,
una mezz’ora, cena e fuori di nuovo, per vedere Copenaghen di notte.
Passeggiata di tre ore. Percorriamo pure Stroget: la via dello shopping
più lunga d’Europa, i negozi sono chiusi ma le vetrine accese e tutto è
vivibilissimo!
Che bellezza, le strade, di notte sono uno spettacolo di colore,
soprattutto questa settimana che c’è il pride: edifici illuminati con i toni
dell’arcobaleno, punteggiano la città come fuochi artificiali! Noi camminiamo e
camminiamo per ore. Sono proprio contenta di essere uscita, nonostante la
stanchezza!
Rientriamo. Cani. Sonno.
13 AGOSTO Venerdì
(giorno 5):
Il castello. Causa covid tutto l’appartamento al primo piano era chiuso.
Dunque dell’edificio in sé abbiamo visto il piano interrato con i gioielli
della corona, il piano terra, con alcune stanze private maschili e il secondo
con il salone delle danze- sala banchetti.
Ho apprezzato moltissimo, a quest’ultimo piano, il gabinetto delle
ceramiche e quello dei vetri. I gioielli (nel seminterrato), come tutte le
guide sottolineano, valgono da soli la visita.
Dalla terrazza esterno, in alto, una bellissima vista sulla città
Girellando in centro, troviamo in Rodhuspladz il pride, ci entriamo subito e veniamo
assorbiti dal mondo colorato e festoso dei partecipanti, per un po’ ci facciamo
trasportare dall’energia esuberanza, eccentricità e dall’entusiasmo di questi
sogni e ideali.
Affamati ci concediamo una pausa Mc
Donald’s, assaggio il panino vegetariano: buono, ma quello di Burger King è
meglio. Facciamo qualche fotografia in braccio ad Andersen
(statua scovata da Giulia direttamente dalla finestra del fast food).
Arrivo a Rungstedlung in tarda serata, parcheggiamo alla marina,
troviamo corrente e acqua, chiediamo informazioni, sono gratuiti!
14 AGOSTO Sabato
(giorno 6):
Rungstedlung (casa di Karen Blixen) Non troppo presto, facciamo un bel
giro sul porto con i cani. È davvero grande e affollato! La giornata è
nuvolosa, di mattino c’è un certo venticello fresco. Facciamo una corsa al
supermercato per comprare il necessario per colazione ed un pranzo veloce, poi
di nuovo a passeggio con i cani. Entriamo alla casa di Karen Blixen appena apre:
alle 11. Qui gli orari lavorativi sono così diversi rispetto all’Italia, certo
che vivono meglio, ma per il turista è una corsa contro il tempo! La visita è davvero emozionante. L’edificio è semplice,
elegante ma non sfarzoso, contenuto, con una piccola cucina, una bella sala da
pranzo e la camera da letto della scrittrice. L’allestimento è rimasto quello
degli anni in cui la Blixen ci viveva, al ritorno della sua permanenza in
Africa. Molto toccante! Trovare poi lettere, biglietti e manoscritti, persino
il menù del pranzo di Babette appeso in cucina; è stato davvero coinvolgente.
Oltre alla casa è notevole anche il parco con lo stagno, i boschetti e
il piccolo giardino fiorito, le panchine, i nidi per gli uccellini e
soprattutto il faggio con la tomba della Blixen. Una visita da non perdere.
Un breve trasferimento, un pranzo veloce ed entriamo a Humlebaek al museo Luisiana
che, contrariamente a tutto quello che abbiamo visitato fino ad oggi, chiude alle
18:00. L’architettura è davvero notevole, la posizione a picco sulla costa è
mozzafiato. Però le temporanee che abbiamo trovato non ci hanno proprio
entusiasmati, ci hanno lasciati un po’ scocciati, abbiamo visto artisti davvero
poco noti e alcuni anche di dubbio gusto.
Le permanenti: Giacometti e un’installazione di luci colorate molto
avvolgente sono davvero notevoli, pure il pollice alto un metro e ottanta ci ha
incuriositi e le sculture nel parco.
Sono state le temporanee a deluderci: troppo particolari, troppo di
nicchia. Ci siamo seduti una decina di minuti ad apprezzare la vista all’aperto
e già erano le 18.00, tutti fuori.
Al camper abbiamo fatto fare un giro ai cani, spesa per la cena e fermo
in un’area residenziale vicino al bosco, per permettere alle belve di trotterellare
liberamente. Domani ci aspetta Shakespeare e il castello di Amleto
15 AGOSTO Domenica
(giorno 7):
Ci svegliamo presto perché i cani sentono i danesi fare jogging e
portare i cani a camminare. Insomma, reclamano il loro giro. Dunque in piedi e
via nel bosco. Facciamo colazione e per le 9:30 ci mettiamo in marcia.
Parcheggiamo e con una breve passeggiata siamo alla nostra meta: il Kronborg castle.
Il castello merita solo per tutto ciò che gira attorno a Shakespeare e Amleto perché
per troppo tempo fu in mano all’esercito (pure la cappella venne utilizzata
come aula di esercizio della scherma), dunque ogni arredo non è originale, ma
risalente all’epoca e posizionato nel 900. I soffitti lignei a cassettoni,
stucchi e decorazioni tutto perduto, o nell’incendio che lo distrusse in un
primo momento o dall’uso dell’esercito. La cappella invece presenta ancora
l’antica decorazione ed è veramente pregevole.
Ma, il castello va visitato. Soprattutto se si ha la fortuna di trovare
una guida in costume che si presenta come Orazio, l’amico fidato di Amleto che
ebbe da lui la preghiera di raccontarne la storia. La guida, con toni teatrali,
ci ha accompagnati nei luoghi salienti della tragedia, inscenando o raccontando
gli eventi: ora nella cappella, ora nella stanza della madre di Amleto, ora
nella sala del duello. Il tutto ha reso la visita trascinante e persino
divertente. Abbiamo poi visitato in solitaria tutte le stanze e i sotterranei
delle casematte: non c’è un percorso particolare. Siamo rimasti nel castello
circa tre ore e ci sono letteralmente volate! Anche l’esterno a picco sul mare,
con la Svezia a un palmo di naso, merita la passeggiata!
Pranziamo (stanchi ma entusiasti dell’esperienza) nel parcheggio e
facciamo correre i cani (più e più volte) nell’enorme area verde adiacente.
Ripartiamo in direzione Roskilde. Facciamo però due deviazioni maturate in
questi giorni: una ad Arken, per ammirare l’architettura del museo di
arte moderna. Le esposizioni attualmente in corso non mi convincono, la
delusione di quelle trovate nel Luisiana è troppo fresca, dunque decidiamo di
non entrare, tra l’altro, nemmeno saremmo riusciti, siamo arrivati poco prima
della chiusura delle 17:00. L’edificio merita. La sua posizione incastonata tra
prati di erbe alte, stagni e ponticelli lo rende suggestivo.
Anche gli allestimenti posizionati all’esterno in un percorso libero,
immediato, sono interessanti, soprattutto i lampioni contorti e la gabbia con
specchio. Ne approfittiamo per far correre le bestiole, che non si stancano
mai…
E ripartiamo per vedere la seconda deviazione: Haveforeningen Harekaer, un centro
abitato con un disegno urbanistico incredibile: dei cerchi perfetti divisi in
spicchi. Ogni spicchio ha la sua casetta collocata sul bordo esterno, il resto
è destinato a giardino. Al centro del cerchio ci sono i parcheggi,
raggiungibili da una sola strada. Dalla strada principale partono le secondarie
come fossero steli che si concludono nel singolo cerchio. Interessante, peccato
che non si percepisca granché di questo meraviglioso disegno, se non tramite
una vista in pianta o dall’alto ma l’idea ci piace molto, rimane verde tutto
attorno e le auto concentrate in un punto solo e nascoste.
Riprendiamo il viaggio breve, arriviamo a Roskilde alle 19:00,
parcheggiamo in un ampio piazzale al porto vicino all’ostello.
16 AGOSTO
Lunedì (giorno 8):
Ci svegliamo dopo una buona nottata, a parte qualche colpo di pioggia.
Via a passeggio con le belve! Colazione e Museo delle navi vichinghe di Roskilde!
Belloooooo!!!
Ci sono molte attività per bambini. Le mie ragazze sono grandi, ma con
Giulia ci siamo comunque divertite a realizzare una piccola barca- ricordo
usando solo tavole di legno, sega e chiodi!
Facciamo le due di pomeriggio a segare e inchiodare, rientriamo di corsa
perché piove fortissimo!
Fortunatamente Sergio e Camilla sono rientrati prima per stare con i
cani e preparare il pranzo.
Mangiamo, ci riposiamo e facciamo giocare le belve.
Torniamo al camper, giretto ai cani. Partiamo. Direzione Odense.
Abbiamo attraversato il ponte che unisce le due isole, 23 km sul mare!
17 AGOSTO Martedì
(giorno 9):
Ladby.
Dopo una notte di pioggia battente e una sveglia all’alba per
automobilisti simpaticoni che passano strombazzando, ci spostiamo al parcheggio
del museo nave
tomba di Lyn che ha un’ampia area
verde dove riusciamo a far divertire i cani. Ci riposiamo fino alle nove,
colazione, altro gioco ai cani e entriamo. Il museo vero e proprio è semplice,
organizzato per rendere più lunga e appetibile la visita alla tomba. Nel museo
si trovano, oltre a vari ammennicoli (la ricostruzione della barca con tanto di
omino e animali sacrificati, un arazzo ricamato dalle donne del posto, esempi
di abiti dei vichinghi ecc) anche gli oggetti che erano presenti direttamente
nella barca o altri ritrovamenti vichinghi, rinvenuti nei dintorni. Interessante,
ma la voglia di vedere l’unica barca tomba vichinga (di un re, con 11 cavalli e
alcuni cani e giochi e cibi e armi, visibile nel suo luogo di sepoltura) fa
scalpitare.
La tomba è fuori, raggiungibile con una brevissima passeggiata, sotto
una collina larga 30 metri. Una porta di accesso direttamente ai piedi della
collina porta nel cuore della stessa, dove sotto una cupola di cemento, è stata
mantenuto quello che resta (praticamente il calco) della barca nella sua
posizione originale. Del legname non è rimasto nulla, ma si vedono chiaramente
le sagome dei rivetti, delle tavole, e le ossa dei cavalli e cani sepolti con
il re. L’ancora originale è ancora al suo posto, con la catena. Molto molto
suggestiva.
All’uscita i cani ci salutano dai sedili del camper, Ponyo, presa dall’entusiasmo
si appoggia al volante e strombazza come il migliore degli automobilisti! Si
merita un bel giro!
A mezzogiorno ripartiamo. Arriviamo a Odense dubbiosi
perché abbiamo letto critiche e giudizi negativi… Invece è carinissima! Allora,
andiamo per ordine. Tutto l’ambito Andersen è in ristrutturazione, quindi non completamente
aperto al pubblico, anche il biglietto, di conseguenza è ridotto.
La casa dove Hans Christian Andersen è nato, era chiusa,
abbiamo potuto solo vederla dall’esterno. Quella dove si è trasferito a due
mesi e vi ha vissuto fino a 14 si è rivelata una delusione… Non c’è nulla: una
stanzina vuota, con alcune locandine esplicative ed una seconda stanzina con
uno scrittoio, un lettuccio e un paio di giocattoli. Il giardino all’esterno è
visitabile, ma lo si fa con la morte nel cuore, dopo aver scoperto che ai tempi
del bimbo Hans Christian, lì c’era un muro e lui il giardino lo avrebbe
desiderato molto!
Il museo invece ci è piaciuto. Parte molto lento, al punto che ci si
chiedeva quanto altro “nulla” avrebbe esposto… Invece, poi l’ambientazione
delle varie favole è stata interessante! Un viaggio onirico da un soldatino ad
una principessa sul pisello, dalla sirenetta all’uccellino dorato al brutto
anatroccolo, in un susseguirsi di sensazioni coinvolgenti, di evocazioni
delicate. Piaciuto!
Nella piazza principale della città, davanti alla cattedrale, stavano
allestendo un festival dei fiori che aprirà al pubblico fra due giorni, abbiamo
però visto già alcune installazioni davvero meravigliose! Fiori e verde a
profusioni! Sarebbe bello vederlo completo…
Verso le sette siamo ripartiti per un campeggio molto agreste: un
cascinale che permette di alloggiare nel proprio giardino, tra galline zampettanti,
gatti, pavoni, un maialotto e alcuni animali in gabbia. La zona lavanderia è
una cantinaccia piena di carabattole ammassate e tante tante ragnatele, ma gli
elettrodomestici sono pulitissimi e nuovi (c’è una bella asciugatrice!), siamo
proprio felici, via di lavatrici come se non ci fosse un domani!!!
18 AGOSTO Mercoledì
(giorno 10):
Egescov
castello. Partiamo dal parcheggio bucolico relativamente presto, vogliamo
entrare al castello all’apertura per non trovare affollate le stanze aperte al
pubblico e sappiamo che è una meta molto frequentata. Che dire, quel sito
merita il costo spropositato. Si entra alle dieci. Tutti gli edifici chiudono
alle 18.00 ma si può rimanere nel parco e nei giardini fino al tramonto.
Il castello è attualmente abitato dai Conti proprietari Ahlefeldt
Laurvig-Bille, dunque solo una parte è visitabile, molto pregevole in verità,
ma non troppo ampia… Il sottotetto ospita interessanti collezioni: del
giocattolo (abbiamo visto giochi in latta dei primi del ‘900 a molla davvero
bellissimi!) degli oggetti da cucina, come proto stampini per biscotti o forme
per gelatine… porcellane, stoviglie, cristalli…
La cosa che rende Egescov meraviglioso però sono i giardini! Aree intere
destinate a dalie di mille tipologie e colori, le fucsie, il giardino
rinascimentale, l’orto-giardino, le piante odorose, fagioli rampicanti a
sfondo, plox ed echinacee di mille tonalità… Aiuole, vasi, bordure, una
profusione di fiori incredibibile, e una miriade di farfalle e api!
Vale la pena perdersi!
Sculture disseminate tra gli arbusti. Un susseguirsi di ampie aree
divise in aiuole caratterizzate da una tematica diversa, con fioriture
studiatissime sia da un punto di vista morfologico che cromatico e di rotazione
temporale. Noi abbiamo trovato una giornata ventosissima che ha piegato e
spezzato tutte le distese di gladioli, una tristezza…
Ho provato anche il labirinto nuovo (quello antico, non è più aperto al
pubblico per tutelare le radici delle siepi, fragili) all’inizio sembra una
sciocchezza, poi le strade si biforcano e ancora e ancora… E va beh!!!
Anche l’area giochi per bambini e ragazzi è davvero ben fatta! Un enorme
cuscino di aria compressa su cui saltare, un parco sospeso e molti altri
giochi. Da fare!
Ovviamente siamo usciti quando il parcheggio era oramai vuoto (con i
debiti ritorni ogni tre ore per far correre le belve). Nel parco si possono
portare anche i cani… Se voi non avete una cucciola di 4 mesi che scava i
giardini come attività principale e una vecchietta di 11 un attimino
aggressiva…
Ripartiti, abbiamo dormito a Vejle per fare la spesa di mattina presto,
ma non vedremo né la cattedrale né la sua mummia, non c’è tempo, ci aspetta LEGOLAND!
19 AGOSTO Giovedì
(giorno 11):
A Billund non ci arriviamo tardi ma c’è già coda ad entrare e parecchia.
Io e Camilla decidiamo di restare in camper: a lei interessa davvero poco e io
preferisco non creare altro disagio ai cani, il parco per me è sacrificabile;
dunque Sergio fa i biglietti on line e risolve il problema della lunga attesa
al volo! E lui e Giula partono. La nostra giornata si divide tra pulizia, giri
ai cani e lettura: io di Shantaram, Camilla è alle prese con il conte di Montecristo!).
Di Legoland Sergio ha detto che…ne vale la pena, più per quello
che rappresenta che per quello che è. È un parco tarato per famiglie, con figli
al massimo dodicenni. Le attrazioni non sono adrenaliniche ma cmq carine. Complice
forse la giornata un po’ uggiosa, in generale le code sono accettabili. Siamo
riusciti a fare tutte quelle che ci interessava almeno una volta (abbiamo
saltato DUPLO, per piccini e l’acquario). Bella la miniland anche se
particolarmente incentrata sull’area scandinava. L’area a tema “Lego Movie”, la
più recente, risulta anche la migliore: veramente coinvolgente il cinema 4D
(o5?)D.
Nessuna traccia di Star Wars (avevo letto che c’era), probabilmente
chiusa per COVID, come (poche) altre parti oppure addirittura smantellata. Visto
il generale alto prezzo dei kit in mattoncini LEGO, conviene fare
l’investimento del prezzo del biglietto per comperarli nel negozio del parco
dove si trovano delle occasioni.
In serata partiamo alla scoperta delle pietre runiche di Jelling al tramonto!
Le pietre sono un reperto fondamentale per i danesi: risalgono al X
secolo e lì compare per la prima volta la scritta “Danimarca” e pure una
raffigurazione di Cristo in croce, a rappresentare l’arrivo del cristianesimo
nel nuovo territorio riunito sotto un unico re. L’allestimento però mi ha
deluso moltissimo! La location è suggestiva, all’interno di un piccolo cimitero
ben curato, molto intimo, con la chiesina bianca che fa da guardiano, le pietre
sono chiuse in teche di vetro a proteggerle. Le iscrizioni ovviamente si
percepiscono ma non sono perfettamente visibili, bastava posizionare a lato un
piccolo schema raffigurante il disegno intero, per aiutare l’osservatore a
percepire i singoli tratti ed inserirli nella complessità della composizione,
invece la tavola riassuntiva di tutte le facce delle pietre, sì c’è, ma è
piccola (con rilievi piccoli!!!) e disposta a terra, a lato dell’ingresso della
chiesa, quindi richiede un continuo vai e vieni per capire qualcosa in più…
Facciamo una passeggiata in cima alla collinetta adiacente per avere un
punto di vista più alto sul piccolo camposanto e ripartiamo. Indecisi se andare
ad Aarhus o saltarla e puntare subito ad Aalborg. Vedremo, speriamo che la
notte porti consiglio!
20 AGOSTO venerdì
(giorno 12):
Nottataccia! Prendiamo sonno tardi cercando di decidere dove andare e Holly
dalle cinque inizia ad abbaiare a tuttooooo! La città ci spaventa, siamo
stanchi, assonnati e nervosi, dunque puntiamo a Lindholm, il cimitero vichingo
appena fuori Aalborg. Che spettacolo! Un luogo davvero spirituale. Un’ampia
area verde da cui affiorano pietre, alcune singole appuntite, altre
tondeggianti, ma spettacolari quelle disposte a formare la sagoma di una barca,
a segnalare anch’esse una sepoltura. Il tutto in questo verde punteggiato da
pecore gonfie di lana e belanti.
Proprio rilassante. Più ben disposti nei confronti del mondo intero
decidiamo di visitare Aalborg e il centro Utzon. Dunque, per gradi… Il
museo lo sconsiglio. Non costa molto, ma l’unica cosa davvero notevole è la
struttura: un palazzo espositivo davvero bello (ultima opera progettata
dall’architetto dell’Opera di Sidney), con un’interessante scelta dei
materiali, un chiostro centrale su cui affaccia un corridoio espositivo che
gira tutto attorno alle vetrate sul verde fiorito, arredato per un caffè all’aperto
e un’arnia per le api.
La mostra monografica su Utzon è basata su qualche stampa 3D con
didascalia ed esclusivamente video. Io avrei voluto vedere dei disegni, schizzi
autografi, qualche modellino vero… Invece no. Delusione. Le due monografiche
che abbiamo trovato, lasciamo stare. Sembra un museo emozionale, di
sperimentazione empirica più che una fondazione di architettura. So di
risultare esigente e spocchiosa, ma buttare i soldi non mi piace! Dopo il museo
abbiamo fatto un giretto in città. Aalborg è carina, niente di indimenticabile,
ma vivibile, con un bell’affaccio sul fiordo, edifici moderni, viva, pulita.
Carina!
Abbiamo preso un caffè e siamo tornati in camper. Ceniamo in autostrada,
arriviamo a Skagen di sera tarda e scegliamo il parcheggio fuori da una scuola
per passare la notte.
21 AGOSTO sabato
(giorno 13):
Dormiamo benissimo finalmente! Partiamo presto per raggiungere Grener: la punta più estrema della Danimarca e via a
piedi con i cani mentre le ragazze dormono. Una bella esperienza! Alle otto di
mattina la spiaggia è ancora pressoché vuota, forse tre o quattro coppie di
turisti. Facciamo foto, vediamo meduse, arriviamo al punto in cui il Baltico di
scontra con il mare del Nord e si vede benissimo! Ci sono due squadre di onde:
una proveniente da destra e una da sinistra che si affrontano oltre una piccola
lingua di terra che sprofonda nell’acqua nel punto esatto delle
scontro/incontro.
Torniamo al camper formando un percorso ad anello che entra tra i
cespugli di rose selvatiche e bacche arancioni. Facciamo colazione e ripercorriamo
il tutto con le ragazze ma lasciamo i cani a riposare (cambiamo belve insomma…).
La gente è tantissima! Ma la marea si è abbassata, sono arrivate a riva enormi
meduse di vari colori, poverelle… ma che spettacolo!
Ripartiamo per arrivare alla chiesa
sommersa. Dalla strada non si vede: rimane nascosta nella foresta di
pini marini, un pochino ci delude perché sembra una semplice cappelletta. In
realtà quello che si vede è la sommità della torre, mentre il resto della
chiesa (cioè, per la precisione una navata lunga 45 mt) è in parte stato
distrutto (tetto e coperture), in parte sommerso (pavimentazione e parte dei
muri perimetrali)! Ripartiamo per la duna mobile!
Arriviamo a Rabjer mile e ci
fermiamo per fare pranzo, una buona pasta! Dopo un momento di riposo, alle tre
e mezza, via, a risalire le dune! Uno spettacolo inimmaginabile!
Una distesa desertica di sabbia bianca soffice, pulita, enorme, ficcata
in mezzo alla vegetazione, come fosse caduta dal cielo, incredibile! Un
paesaggio surreale costantemente spazzato dal vento. La duna si sposta ogni
anno di 13-17 mt, significa più di un metro al mese, a pensarci resto perplessa!
Ci concediamo una lunga passeggiata, salti e fotografie, rotoloni e meraviglia.
Alle cinque e mezza ci rimettiamo in viaggio. Scarico acque, carico,
doccia, spesa e via.
Però c’è un però… il camper oltre al problema ai freni che ci perseguita
da due giorni (Sergio spinge a fondo ma non frena, deve spingere più volte),
oggi ci regala anche un problema ai fari. Facciamo un cambio lampadina al buio,
a lato strada, con la pila, ma il corpo lampada è cotto, una parte ci si
sbriciola tra le dita, cambiamo comunque la lampadina, pare andare meglio, ma
decidiamo di non raggiungere il faro, lo faremo domani, con la luce del mattino
che qui l’alba è veramente mattiniera! Così ci fermiamo a dormire in un’area
commerciale vicina all’autostrada, domani proveremo a cercare il liquido per i
freni…-
22 AGOSTO domenica
(giorno 14):
Passiamo le prime ore ad attendere l’apertura del centro commerciale,
troviamo tutto: sia delle lampadine più appropriate che il liquido per i freni.
Sergio riempie il serbatorio e via per il L ken di Rubjerg Knude. I freni vanno meglio ma il
problema non è completamente risolto, io dunque continuo a fare il passeggero…
Torniamo in camper e partiamo subito verso le hawaii fredde. A meno di
un’ora dall’arrivo ci siamo fermati sul fiordo che si incrocia per ammirare una
bellissima zona umida con tanto di osservatorio, siamo riusciti a vedere una
spatola bianca!!! Dall’altro lato della
strada, arenata sulla spiaggia, invece, la carcassa di una foca morta da poco…
Ripartiamo per il parco naz. Thy, ci fermiamo sulla spiaggia a Klitmoller (hawaii fredde) dove i giovani si divertono con il
vento, chi wind surf, chi col paracadute… Noi ci concediamo una passeggiata e
sguinzagliamo gli aquiloni! Io mi metto a leggere una mezz’ora sulla spiaggia,
bello!!! Passeggiando troviamo una distesa di granchi morti lunga alcuni metri,
chele, zampe corpi a pezzi o anche solo bucati e una miriade di gabbiani che
banchettano!
Ci spostiamo un paio di chilometri per vedere i bunker tedeschi, peccato che non siano valorizzati per
nulla! Alcuni sono pure stati spostati inclinati, allontanati dalle mareggiate,
tutti inagibili perché colmi di sabbia, un vero peccato! Ci sediamo su una
calotta di cemento e ci beviamo le birre che Sergio si era portato di nascosto,
perfetto!
Rientriamo in camper per la cena. Nel mentre vediamo una marea di
persone arrivare alla spicciolata in direzione dei bunker, intuiamo che sia per
vedere il tramonto. Vuoi perdere l’occasione? Si va!
È stata una bella esperienza enfatizzata dallo stupore di Camilla che ci
ha fatto realizzare che per le ragazze era il primo tramonto a mare un momento romantico
ma anche divertente, con questo sole che pare sciogliersi e alla fine rimane un
lumicino e poi più nulla. Alle nove ripartiamo verso sud. Ci fermiamo a dormire
dopo una ventina di chilometri in un posto spettacolare! In mezzo al bosco, una
radura dove siamo soli, vicino c’è un laghetto e bosco, ma lo vedremo domani…
23 AGOSTO lunedì
(giorno 15):
Facciamo, appena svegli, un bel giro fuori. Bellissimo! Siamo immersi
nella natura, bosco attorno e sentieri, nessuno! Ci concediamo un giretto
tranquillo con i cani. Arriviamo al laghetto:
uno specchio d’acqua meraviglioso, silenzioso, poetico, a parte il cagnino
Ponyo che si inventa di fare il bagno... Poi partiamo! Arriviamo in tarda
mattinata a Thyboron.
Puntiamo subito al memoriale della
guerra dello jutland. Un’opera d’arte a cielo aperto che ci lascia
ammirati, sbigottiti e tristi. Molte pietre a punta affiorano dall’erba per un
paio di metri, come pezzi di navi incagliate, e attorno delle sculture umane
stilizzate. Su ogni pietra, il nome della nave affondata ed il numero di morti.
Il tutto immerso nella pace. Pochissimi visitatori, un sito addirittura introspettivo.
Continuando sulla tematica della guerra, scegliamo di fare un giro tra i
bunker che incombono
minacciosi sulle spiagge bianche. Purtroppo anche qui sono lasciati come
carcasse abbandonate alla mercé del tempo e delle intemperie, non c’è un’idea
di utilizzo a fini didattici, sono lì, a ricordare ciò che fu, senza dar troppo
peso agli eventi, come ad attendere che sia il tempo a fare il suo corso…
Passiamo a vedere la casa
rivestita in conchiglie. Da vedere, è molto particolare, cozze dipinte
di verde a sembrare foglie o rosa ad evocare petali di fiori. Composizioni e
mandala il tutto di conchiglie… A volte davvero kitsch, ma va vista! Dentro c’è
un piccolo negozietto di conchiglie e chincaglierie. Carino!
Partiamo, il sud ci pretende!
Lyngvig
Fyr si vede da lontano, si staglia sulle dune, sotto il
verde dei prati, sono già scorci bellissimi! Dentro ha una scala a chiocciola
faticosa e spettacolare, io, terrorizzata, decido di passare, mi faccio una
passeggiata nei prati attorno, con i cani. Il faro al resto della famiglia
piace, anche se la vista dall’alto su un campeggio sterminato li lascia
parecchio perplessi. Chiudono il faro appena scendono, tempismo perfetto!
Ripartiamo molto determinati, vogliamo arrivare a dormire sull’isola di Fano.
Prendiamo il traghetto verso le dieci, siamo fortunatissimi! E io
nell’attesa ho preparato la cena, ceniamo sul traghetto: una tagliata di manzo
(io di seitan) e patate al burro e rosmarino, che nemmeno fossimo a casa! Con
le patate che qui vendono già lesse in vasetto è facile! Dopo il traghetto c’è
un punto informazioni, Sergio capisce che stiamo facendo la cosa giusta: le
foche sono stanziali e domattina le vedremo! Dobbiamo solo fare attenzione alle
maree! Partiamo per il paesino situato a sud dell’isola: Sonderho. Domani
mattina si partirà dalla spiaggia! Arriviamo stanchissimi in un parcheggio che
speriamo non ci crei problemi… Non siamo lucidi, la stanchezza è molta e
domani, sveglia alle sette, abbiamo calcolato che con le maree dovrebbe essere
l’orario perfetto.
24 AGOSTO martedì
(giorno 16):
Fano. Ci
svegliamo alle sette e ci spostiamo a parcheggiare in spiaggia dove sappiamo
che parte l’escursione guidata per vedere le foche. Le ragazze collaborano,
nonostante l’ora (per loro) antelucana, sperano di fare una bella esperienza!
Colazione in piedi e via, scorgiamo, in fondo, lontanissimi, dei puntolini…
Sono loro, entusiasmo a mille!!! Partiamo di buon passo e i puntolini si
avvicinano lentissimamente! Ma non si molla! Un po’ si affonda, scalzi, ma
avanti tutta! Ci vuole un’oretta buona per arrivare al primo banco, le vediamo
oltre una striscia d’acqua fonda, ma sono vicine, possiamo vederle benissimo.
Alcune sono in ammollo nell’acqua davanti a noi e ci raggiungono in fretta,
emergono a pochi metri e si tuffano di nuovo sott’acqua, un paio arrivano
davvero vicinissime, è quasi commovente!
Ci accorgiamo che il secondo banco che vedevamo già dalla riva è diviso
in due parti: una è, come questo, spiaggiata oltre il “canale”, ma un numero
ridotto di foche è sulla nostra stessa lingua di terra! Dunque riprendiamo a
camminare, sono molto distanti, ci vogliono di nuovo una ventina di minuti. Nel
frattempo, le nostre amiche in acqua continuano a seguirci, ad emergere ed
inabissarsi, giocando. Giunti nei paraggi ci fermiamo a distanza di sicurezza
per non spaventarle e facciamo una decina di metri per poi fermarci di nuovo,
svariate volte.
Arriviamo vicinissimi! Possiamo vederle benissimo e soprattutto sentire
i loro versi! Ad un certo punto decidono di raggiungere il resto del branco
sull’altra sponda e si lanciano tutte in acqua, uno spettacolo! Siamo
felicissimi ed elettrizzati! È senza
dubbio una delle esperienze più esaltanti che io abbia fatto nella vita!
Sazi di emozioni ed immagini uniche, riprendiamo la spiaggia in direzione
camper, in silenzio, godendo quanto vissuto; nel frattempo, i primi due altri
turisti sono giunti vicino a noi e in lontananza si percepisce una miriade di
persone in avvicinamento.
Al ritorno al parcheggio ci accorgiamo che, dove c’eravamo solo noi ed
un altro furgoncino, ora è affollatissimo!
Decidiamo di andare a mangiare qualcosa a Sonderho,
lasciamo il camper in spiaggia. Dal camper Sergio si inventa di fare un
percorso in bicicletta di un paio di chilometri sulla spiaggia. Un pochino
duro, ci si affossa, ma bellissimo! Tra erbe affioranti, conchiglie e qualche
granchio rinsecchito, la marea è ancora molto bassa. Sui prati vicini a volte
si scorgono delle bufale dal manto rossiccio e peloso.
Il paesino a sud sull’isola di
Fano è davvero suggestivo! Piace a tutti! Stradine battute o erbose, casine
piccole, colorate, con giardini curati, fioriti, farfalle che svolazzano da un
prato all’altro, biciclette e gente seduta in veranda con un bicchiere di vino
ed un pasto frugale. Bello, trascinante!
Scegliamo un piccolo bar che prepara panini al momento e frullati
freschi. Sergio e le ragazze scelgono un panino al salmone, io con hummus e ci
lasciamo tentare da frullati coloratissimi! Sediamo all’aperto, su panchette
coperte da pelli di pecora.
Tutto pare lento, surreale. Ci fermiamo ad un piccolo negozio di
anticaglie. Sergio scova dei 33 giri che solo lui può apprezzare (cover datate
e danesi) ma proprio per questo dobbiamo averli! Continuiamo la nostra
passeggiata tra le casupole. Il museo di arte chiude prestissimo, lo saltiamo…
Torniamo alle biciclette e scegliamo la via breve per il camper, questa volta.
La stanchezza arriva!
Lasciamo l’isola bellissima che ci ha preso un pezzettino di cuore attraverso
le famose spiagge carrabili per riprendere il nostro traghetto. Percorriamo 13
chilometri di sabbia battuta, tra danesi che si divertono con le auto
parcheggiate quasi sul bagnasciuga.
Ad Esbjerg,
tappa all’opera “L’uomo davanti al
mare” quattro gigantesche statue bianche sedute a guardare il mare.
Alte nove metri di dubbio, dubbio gusto. La cosa bella è che trovo un sasso dipinto
a coccinella di una carissima donna tedesca (Heidy, mi lascia i suoi
riferimenti di un gruppo FB) che contatto e ringrazio per la cosa gentile!
Uscendo da Esbjerg decidiamo di passare dal centro per vedere l’acquedotto, simbolo della
città, che ci lascia molto indifferenti, e la casa della musica, progetto di Utzon che invece ci
sorprende: è un’architettura particolare e piacevolissima! Con colonne bianche
e vetro e soffitti elaborati. Sia l’esterno che l’ampio salone
Arriviamo nel tardo pomeriggio nell’area sosta di Ribe, scarichiamo, carichiamo e
ceniamo in camper. Siamo stanchissimi. Ribe la visitiamo dopo il tramonto. Si
rivela un paese bellissimo!
Le case antiche sono pittoresche, spiamo negli appartamenti, le luci
accese nei soggiorni caldi, con abat jour e candele e lampade sparse, mobili in
legno e librerie, piante, (soprattutto orchidee) sui davanzali interni e
ninnoli decorativi in bella mostra; tutto è molto accogliente. I ristoranti
hanno i tavolini all’aperto e la gente si attarda per le strade, strano, c’è un
po’ di vita! La piazza è grande, con una pavimentazione magnifica a piastre in
pietra di misure diverse, degradante verso l’accesso della cattedrale.
Negozietti, bar, ristoranti colorano le vie, un paese davvero accattivante!
Rientriamo verso le 10.30 stanchissimi! Leggiamo un poco e dormiamo in
un niente.
25 AGOSTO mercoledì
(giorno 17)
Giorno: Bellissima nottata! Ci svegliamo con calma, l’intento è quello
di vedere la città sveglia, purtroppo però scopriamo che il tempo è brutto,
eravamo oramai abituati al sole! Verso le dieci ci incamminiamo in Ribe che si
svela meno affascinante, nessuno all’aperto, tavolini vuoti, insomma, ieri sera
era meglio! Vediamo la piazza della cattedrale e decidiamo di passeggiare senza
meta, spiando le case antiche meravigliosamente restaurate e le porte
d’ingresso colorate.
Compriamo qualcosa per pranzo e un sacchetto di gustosissimi bretzel e nel
primissimo pomeriggio ripartiamo!
(wadden sea national park) La strada rialzata che porta a Romo è davvero caratteristica, sembra di sfrecciare ora
tra campi sterminati, ora sul mare, ora su torbiere!
L’isola di Romo ci sembra più triste, rispetto a fano, forse anche per
il clima poco favorevole! Eh, va beh. Prima saliamo verso nord, per vedere la
recinzione in ossa di balena, e compriamo un barattolo di miele dall’espositore
all’aperto fiducioso, con cassettina per i soldi.
Ci fermiamo davanti alla Casa del Capitano (museo) e ci accorgiamo che
siamo stanchi… Dunque puntiamo alla spiaggia carrabile e ci riposiamo per
mezz’ora, al ritorno ci fermiamo nella zona commerciale per acquistare qualche
ricordino. Il clima è freddo e ventosissimo, decidiamo di rientrare, così
facciamo fatica ad apprezzare le cose! Avrei voluto vedere il cimitero dei
balenieri, nel paesino a sud, ma sarà per il prossimo viaggio! Torniamo sulla
strada rialzata e puntiamo verso Tonder. Ci fermiamo in un fast-food e alle
20.00 entriamo in Germania. Fine
26 Agosto
giovedì: Viaggio stop a Hameln
27 Agosto
Venerdì: Viaggio arrivo in tardo pomeriggio
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