mercoledì 2 ottobre 2013

Il mosaico, a distanza ravvicinata e non troppo.

 La tecnica del mosaico mi affascina da sempre. Così, come altri approcci che, in qualche modo, ritengo direttamente connessi: il pointillisme, o il collage, per esempio... Ma il mosaico, sarà per l'utilizzo "smodato" dell'oro, mi ha conquistata da subito, con i miei occhi ancora bambini.
Ho avuto l'occasione, in questi giorni, di visitare la Basilica di San Marco a Venezia. Mi sono soffermata su un'esposizione di stralci di mosaico, soprattutto volti.
Due cose mi hanno colpita e impegnata a riflettere per lunghi momenti, anche nei giorni successivi.
Forse ciò che più mi ha stupita è la scelta di far interagire la luce, con l'opera d'arte, a piacimento suo (della luce stessa) e del fruitore. Avrebbero, gli antichi maestri, potuto stendere le tessere a creare superfici perfettamente lisce, ma non fu così. Il nostro occhio la coglie difficilmente, ma la leggerissima differenza di inclinazione tra le tarsie, crea un gioco a rimpiattino con la luce, che le colpisce una per volta, in un rincorrersi di luccichii scelto dall'osservatore, ignaro e divertito, ad ogni minimo movimento del capo.

Mi crea meraviglia questo rimbalzare di lucciole su una superficie che appare decisamente piana! Lucciole che si inseguono a metri di distanza e, a volte, si raccolgono in piccoli gruppi o lasciano elementi solitari a brillare sullo sfondo dorato.

L'altra cosa che mi ha convinta a passare da un viso all'altro e di nuovo al primo e ancora in fondo in un reiterarsi di verifiche, è la precisione del minuscolo dettaglio, ma in un tema ben specifico: la scelta cromatica.
Guardavo quelle facce di Santi a qualche metro di distanza e percepivo sfumature di grigio nelle ombre sotto gli occhi, labbra rosate, nasi appena accennati nei toni del nocciola. Poi mi avvicinavo curiosa e sbigottita. Cielo! Le ombre sono verdi. Decisamente verdi. Verdi le occhiaie, il naso, gli orecchi. E le labbra arancione scuro o rosso mattone. Così come i contorni e l'interno del padiglione auricolare. Continuavo ad allontanarmi e a tornare vicina.
Mi affiorarono alla mente sfilacci di un concetto di E.H. Gombrich, studiato nei lontani anni dell'università. Questo storico dell'arte, ritiene l'occhio dell'osservatore elemento che partecipa direttamente alla creazione dell'immagine. Vedere è reagire, insegna.
E forse non lo avevo capito in precedenza, non così, comunque.

E sorrisi: occhiaie verdi e labbra rosso acceso. Rimasi immota in una posizione in cui l'iride di una Madonna brillava.
E luccicava anche l'aureola, in un paio di punti.
Perfetto. Proprio bello.

Più che bello.

Peccato che le mie figlie non fossero con me, avrei voluto raccontare loro di queste tesserine giustapposte, a creare arte.
Ma un giorno, ce le porto, là davanti, giuro...

E il silenzio di contemplazione che meritano questi capolavori, verrà infranto da un:
"Mamiiii, abbiamo capito tutto! Ce lo compri il gelato, adessooo???".





1 commento:

  1. e lasciale un po' stare 'ste bimbe e compra loro un gelato doppio!!!

    RispondiElimina

Vuoi lasciarmi il tuo pensiero? Grazie!!!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...