In questa mia seconda vita, di cui un giorno vi racconterò, mi trovo a incontrare e "scegliere" artisti emergenti, del nostro territorio.
La nostra Associazione Atelietico (di cui giuro che vi parlerò) espone, in questi giorni, il pittore loverese Corrado Facchinetti. A seguire troverete una breve recensione che vi convincerà a venirci a trovare, ma è un altro, il motivo del post.
Ci si trovava io e Corrado, in sede, durante l'allestimento della mostra. La sala espositiva è nel piano seminterrato delle scuole elementari di Sovere (BG), con una meravigliosa parete fenestrata, sul piazzale ludico ricreativo dei bimbi.
E' dunque accaduto che, durante un intervallo, tra il vociare e lo scalpicciare abituali, sentiamo bussare ai vetri con insistenza. Mi giro, certa che i bimbi ci vogliano salutare, come accade ogni volta che trovano anima viva in quel locale. Ma oggi non è così. Questa volta mi indicano un quadro euforici e fanno pollice verso l'alto. Entrambi i pollici. Il quadro ritrae una donna svestita...
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Immagine dal web |
Io allora indico convinta di apprezzare un'altra tela: il ritratto di un uomo in treno, forse il migliore, a mio avviso tra quelli esposti.
E loro dal vetro sghignazzano, saltano, si accavallano l'un l'altro e fanno "no, no", con la testa, con le mani e ne indicano un altro, di quadro, che (a dire il vero) apprezzo molto anch'io, di nuovo con... una donna ignuda!
E ridono, dietro i vetri, di denti e di occhi e mi pare quasi di sentirli. Si imbarazzano, gomitandosi ai fianchi, forti del gruppo che li incoraggia. Indicano, schiacciano le dita sulla finestra e ridono. E io li adoro!
Si narra che poco dopo una maestra sia scesa nella sala mostre a controllare.... cosa vi fosse esposto!!!!
Questo aneddoto mi ha fatto pensare. Molto. Non alla maestra, (che ho apprezzato per l'atteggiamento protettivo) alludevo al pollice verso l'alto dei bimbi...
Ho riflettuto su questi nostri figli, abituati ai (semi)nudi in televisione, usati (mai termine fu più appropriato) per vendere anche una vernice parietale, che poi si entusiasmano per un nudo in un quadro.
Ho pensato ai nostri occhi, pronti ad accettare nudi nei film, nudi per un profumo o per una crema depilatoria... e poi, pronti ad archiviare opere d'arte come "L'homme a travers l'homme": la scultura (che tanto ha fatto chiacchierare) di Mattia Trotta, esposta a Sarnico.
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http://www.bergamonews.it/2015/12/23/statua-delluomo-nudo-rimossa-a-sarnico-spaventato-da-tanta-ignoranza-culturale/211978/ |
Quanto sappiamo essere sciocchi... Ora maliziosi, ora puritani, così, a seconda di come tira il vento.
I nudi di Corrado non ammiccano, non incoraggiano.
Ma se anche fosse?
L'arte può essere oscurata, mentre tette e chiappe sono concesse per vendere una crema solare?
Spegniamola questa maledettissima tv e visitiamo qualche mostra! Avviciniamo il naso ad un quadro vero. Annusiamolo e parliamo con l'artista e cerchiamo di capire cosa ci può essere dietro ad una tela!
Ché dietro la tv, c'è solo un muro.
Ah, la mostra è visitabile sabato e domenica ore 14-18 fino a fine gennaio. A Sovere, in via Cavour.
E sabato mattina le maestre scendono all'esposizione con le classi e Corrado terrà una personalissima visita guidata. Ché questo è Atelietico. E le maestre l'hanno capito.
Brevissima e molto semplice recensione...
L’arte di Corrado Facchinetti
La
fonte principale per la ricerca artistica di Corrado Facchinetti è la pittura
realista del ‘900 (europea e americana). Tuttavia non ama definirsi
un pittore realista: dalla realtà trae solamente lo spunto per iniziare un
cammino personale.
L’opera del grande pittore americano realista Hopper, a cui a
volte Facchinetti rende omaggio, è stata paragonata alle rovine di Pompei, dove
furono ritrovate persone sorprese dalla tragedia, "fissate per
sempre" in un'azione (un uomo fa il pane, due amanti si abbracciano, una
donna allatta il bambino), raggiunte improvvisamente dalla morte in quella posizione.
Analogamente a Hopper, Facchinetti coglie la fissità eterna
dell’attimo di vita quotidiana.
Le sue figure femminili svolgono gesti ordinari, concentrate
in una autentica introspezione. Così come i protagonisti, anche paesaggi:
interni di case o bar o vagoni ferroviari, sono immortalati entro una temporalità
eternamente paralizzata e ci
permettono di respirare l’atmosfera silenziosa di istanti di vita
reale.
Un
grande contributo lo dà la luce fredda, tagliente, volutamente
"artificiale", che tende ad isolare le figure e a “ghiacciare”
l’istante, sottraendole al potere ineluttabile dello scorrere del tempo; una
luce intensa ma priva di calore, che rende
asettico e deprimente l’ambiente interno, accentuando a volte il contrasto con
il buio esterno, altrettanto inospitale e freddo.
La
scena è immersa nel silenzio; compare spesso una figura umana, sola e distaccata fisicamente e psicologicamente,
come se vivesse in una dimensione isolata.
Facchinetti
dipinge il silenzio della solitudine che sembra
pervadere indistintamente tutti i suoi lavori.
Quando
di personaggi ne troviamo più di uno, appaiono caratterizzati da profonda estraneità
e drammatica incomunicabilità. La direzione dei loro sguardi o i loro
atteggiamenti spesso "esce dal confine del quadro", nel senso che essi si rivolgono a qualcuno o qualcosa che lo spettatore non vede, come se la porzione di spazio riprodotta non
fosse sufficiente a raccontare la scena ritratta. Nei quadri di Facchinetti soffia un
vento gelido di distacco, che congela persone e momenti in attimi di
eterna alienazione.
Lo
spettatore è volutamente un occhio esterno che si insinua negli ambienti di
vita quotidiana e spia, come un curioso voyeur, questi personaggi che
non sono mai in posa. Sono catturati in un istante qualunque di una vita
qualunque: un’istantanea su un momento di attesa, noia, tristezza…
Particolare
spazio nelle sue opere trovano le figure femminili. Cariche di
significato simbolico, assorte nei loro pensieri, con lo sguardo perduto nel
vuoto si offrono spesso seminude ai raggi del sole trasmettendo ancora una volta: distacco, solitudine,
attesa, inaccessibilità.