lunedì 29 aprile 2013

Il nome giusto, prima e dopo

Scorro i titoli sullo scaffale con la voglia di qualcosa di nuovo. Narrativa italiana, rigorosamente, oggi. Ho già l'acquolina, so esattamente di cosa, ma lo devo scovare. Non come due settimane fa, che desideravo qualcosa di azzurro. Cribbio e lì che fai? Vai dalla bibliotecaria gentilissima (pure carina, a Costa Volpino, nella biblioteca dove mi rifugio io...) e le spieghi che, frega un cazzo del titolo ma, deve avere il dorsetto azzurro, che sei in quella fase lì e anche la copertina deve avere toni celesti, pure vaghi toni grigi che piove e sei triste da un po'. L'ho scovato, poi,  "Storia naturale di un amore". Mare vuoto di sassi e nubi, titolo abbastanza melenso, coppia che muore nella prima pagina. Perfetto. E l'ho bevuto in una notte che in certi momenti se è da fare, va fatto così.

Questa volta no.

Questa volta non mi tocca il colore della copertina e nemmeno la trama.
Questa volta deve essere un sipario nuovo e il titolo deve essere quello giusto.
Perché il titolo di un libro è come nominare un figlio, devi sceglierlo con accuratezza, mica puoi dopo un paio di mesi o d'anni, uscirtene con uno scusate tutti ma Giulia non mi piace più, la chiamerò Leda,  che era la mia seconda scelta. Il nome deve essere quello giusto.
Proprio quello leggo. Su dorsetto blu viola. Si è lasciato trovare in fretta: Il nome giusto di Sergio Garufi, opera prima di un cinquantenne, che pare pure belloccio, dalla fotina, sguardo fisso e nessuna mano in casuale appoggio sotto il mento.
Scorro l'indice, i capitoli hanno un titolo, però nel libro non lo riporta. Mi incuriosisce subito. Prime tre righe. "Finì così, con un referto autoptico di 73 parole e 567 battute. In quello stile neutro e gelido si compendiava la storia di un morto, la mia storia. Niente sentimenti, niente da interpretare, nessuna preoccupazione formale per eventuali cacofonie, ripetizioni, onomatopee.". Spio a caso, pag. 116 "i libri li respirai ancora prima di leggerli, ma fui l'unico ad esserne tanto attratto."

Preso.

Ecco, come accade, a volte.

Ci sono uomini, nella vita di ognuno, che fanno da spartiacque. Un cristo privato da cui partire a raccontarsi. Uomini per cui ne vale la pena di spaccare la vita in due e poi in quattro, che non c'è comunque alternativa.
Per me ci sarà anche un Garufi ante e post. Cognome, mica per mantenere le distanze è che con "Sergio" mi incasino un poco... E da precisare è un disastro.


  1. Io mi incanto ad ascoltare. Mai girata per un viso, mille volte per una frase. E non ho detto voce. Credevo fosse ciò che la gente ha da dire a catturarmi. Ma l'ho capito in fretta che non era quello, o almeno, non solo. E' come viene detto. Come.
    Detto. O scritto.
  2. La memoria. A me così cara... Così avulsa da me. Mi affascina il ricordo del bimbo, del vecchio, chi rammenta i suoni e le pause, tra essi. Gli odori ed il sapore che ti lasciano nel  fondo della gola, ma poi. Io vivo con una memoria sedicente. Potrei chiamarla altra. E mi cibo dei ricordi altrui, li gusto, rigirandoli tra lingua e palato ché non mi sfuggano le gradazioni.
  3. La cultura in campo artistico e letterario. Quella che non puoi e non vuoi brandire al barbecue domenicale tra vicini di casa. Quella solinga ed egoista. Quella da servire a piccole dosi, come un aperitivo d'estate, a preludio di ciò che sta dietro, ciò che verrà poi. Che la cultura viaggia nello stesso scomparto della memoria, a dirla tutta... Dunque forse è un sottolineare ulteriormente, un precisare una tematica, ma tant'è...
Garufi, racconta, istruisce e strabilia. Io rimango senza fiato e riesco a non ingozzarmi ma non ce la faccio a gustare con la calma che richiedono le sue parole, ho fretta, di tutto. Pessima lettrice di poesia, io. 
Lui passeggia tra Borges e il Parmigianino, Kafka e Caravaggio (Caravaggio!!!), Leopardi, Céline, Tiziano Scarpa e mi regala una prospettiva diversa. 
Guardo la mia piccola biblioteca casalinga e sorrido: c'è aria nuova... Questa sera lo ordino e lo aspetterò trepidante. Lo rileggerò come fosse un saggio dei tempi dell'università: ne seguirò le fonti, una dopo l'altra, con pazienza e tenacia, ombra di Garufi, dietro alla sua spalla destra. 

E se dovessi scegliere un uomo impossibile per "una cena nella vita", no, Clooney ve lo lascio... 
Io chiederei di Garufi.

martedì 23 aprile 2013

I sogni, ma dopo

E' una questione di persistenza del contatto. E' quello, ciò che permane. E rimane.
Ci appoggi le dita: un gioco di punta che sfiora, a ri-cercare, ripetere, reiterare, difficilmente funziona. Mantieni serrate le palpebre, testardo, e lo ritrovi, l'istante esatto del tocco, ma è un nulla e diviene nuovamente ricordo.

Non sono baci quelli che mi porto alla luce del giorno (bagaglio onirico per lunghi viaggi di ore e vita e cose da fare...) mi tengo le carezze, sempre. Sulla guancia, sinistra.
Resta lì, la carezza, sospesa. In un tempo solo suo, effimero ed eterno.
Acrobata immobile, sullo scorrere immutato. Equilibrista, tra veglia e sonno.
Un ricordo di calore di odore di impronta, sulla guancia, sinistra. E perdo tutto, perdo gli occhi: lo sguardo, quello che aggancia appena prima; perdo il braccio, i colori della pelle, memoria selettiva anche in sogno...
Ma rimane quell'attimo esatto, rimane l'accostamento, che diviene leggera pressione e sfioramento.
Incontro perfetto, fardello che mi porto in spalla, oggi, e mi risveglia un sorriso a questa giornata ancora bigia, per metà.

Un nulla.

Ma non voglio altro. Oggi.

Mi alzo: si va in scena, nel teatro d'ogni giorno, con la brezza nuova. Giusto un alito: mi tiene a braccetto, per poco, che basta quello a rendere terso lo sguardo...

E che nessuno mi sfiori, sulla guancia, sinistra: ho un sogno, da mantenere oggi...


lunedì 22 aprile 2013

Gioielli con i tappi delle bottiglie di plastica...





Quando piove quasi ininterrottamente per tutto il fine settimana, ci vuole qualche idea di valore. Questa ci ha tenute impegnate tutta la Domenica pomeriggio, tra colori, forme e luccichìo... Nonostante le nuvole grigiastre.

OCCORRENTE:
Tappi di bottiglie di plastica, di forme e colori diversi. Evitate i coca cola: non fondono!!!
Oggetti per decorare il vostro gioiello:

bottoni
paillettes
corallini
fili di lana
brillantini
ecc...
un ferro da stiro
carta da forno
filo per collanina, tipo scooby doo
un oggetto in ferro da riscaldare (chiodo per esempio) per i fori.

L'esecuzione è facile facile:

 Scaldare il ferro da stiro alla temperatura più elevata. Inserire tra due fogli di carta forno un tappo di bottiglia, posizionare il ferro da stiro sopra.
Attendere qualche secondo. Il tempo varia a seconda della temperatura e dello spessore della plastica, da qualche secondo a un minuto circa. Il tappo sciogliendosi si appiattisce.

Attenzione: scotta!!! Attendere che si raffreddi. Posizionare gli oggetti decorativi sopra la superficie del tappo appiattito, chiudere nuovamente con la carta forno e pressare col ferro da stiro sempre caldo. In una manciata di secondi il tappo sarà di nuovo morbido e avrà inglobato le vostre decorazoni.

Ripetere l'operazione per tutti i tappi che avete.







 A questo punto, dobbiamo solo renderli... Ciondoli! Scaldare una punta in ferro, io ho usato uno spiedino, ma una vite o un chiodo possono bastare, ricordate solo di proteggervi le mani dal calore. Bucate il tappo in un punto abbastanza vicino al bordo, inserite il filo per collana et... voilà.
Abbiamo anche fatto i braccialetti!











Special tanks to:

1) PAPIIII. Papi indossa un modello di tappo da tè alla pesca, decorato con bottoni multicolore in plastica e cordino in tonalità. Si prega di non prestare particolare attenzione all'espressione forzato-inorridita del modello. Sono pronta a giurare che era volontario, spontaneo e felice, al punto che voleva indossare il ciondolo anche per recarsi in ufficio!

2) ZIA FRANCYYY. La zietta in questione indossa un modello base di tappo di acqua naturale bianco, decorato con semplice pioggia di brillantini oro. Il ciondolo, battezzato "medaglia d'oro", è stato donato da Giulia alla zietta in occasione dell'arrivo, della sportiva parente, al traguardo della 6 km Riva di Solto - Lovere.

E BRAVA l'atleta!!!





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domenica 14 aprile 2013

Celiac Cheesecake (gluten free)


Mio padre è celiaco, io vegetariana... quando ci si trova a pranzo da mia madre è sempre uno scambio di battute, anche dopo anni! Comunque, proprio per mio papà ho preparato il cheesecake della ricetta precedente modificando gli ingredienti contenenti glutine... per le calorie... provvederemo! Ho usato i biscottini della Biaglut e la farina mix per dolci della Shar, tutti prodotti reperibili in farmacia (ho messo fotografie e citato marche per non creare incomprensioni, lungi da me l'idea di fare pubblicità...) nelle medesime dosi del già citato post. La salsina di copertura l'ho voluta di sole fragole (invece del misto: more, lamponi, ribes, mirtilli...); il dolce raffreddandosi crea delle piccole antiestetiche fessure in superficie che vengono coperte con facilità dalla guarnitura.
Dolce apprezzato, anche da appetiti esigenti (quello della sorella magrissima) e forti (il nipote adolescente). Il papà celiaco ha chiesto la seconda fetta, poi vedremo di metterlo a dieta...
Per ingredienti, dosi e modalità... vedere il post precedente: cheesecake !!!
Buon appetito!

mercoledì 10 aprile 2013

Cheesecake ai frutti di bosco

Lo ammetto: non s'addice alla dieta. Ma son proprio pochine le dolcezze dei giorni "magri"...
La mia bisnonna diceva sempre: "Se devo morire, almeno morirò piena!". Saggezza popolare spiccia e immediata, ma la bisnonna seguiva religiosamente il suo credo, friggendo wurstel nelle fettine di lardo a novanta dico novant'anni suonati.
Questo dolce nasce da un vaglio accorto e cautelato di numerosissime ricette sul web e su carta stampata. E il risultato è semplicemente sublime, facile, veloce, da leccarsi i baffi; lo dice anche il marito... Mai successo in tanti anni!!!

Tempo di preparazione: 20 minuti
Cottura: 1 ora


  • Ingredienti:

200 gr biscotti secchi (integrali o al caramello)
100 gr burro
250 gr mascarpone
250 gr ricotta
200 gr panna
40 gr farina
200 gr zucchero
3 uova

  • Copertura:

200 gr di frutti di bosco misti (freschi o surgelati)
tre cucchiai colmi di zucchero

PROCEDIMENTO
Tritare i biscotti nel frullatore e far fondere il burro. Unire i due elementi  e stendere il composto in una tortiera a cerniera (diam. 20-25 cm) premendo bene con una spatola o un cucchiaio.



Mescolare a mano o con fruste elettriche ricotta, mascarpone e panna. Aggiungere lo zucchero, le uova ed infine la farina, prestando attenzione a non formare grumi.


Versare questa cremina sulla base di biscotti, livellare con il cucchiaio. Porre in forno a 170° per un'ora.



Nel frattempo, scaldare sulla fiamma i frutti rossi con i tre cucchiai di zucchero per un quarto d'ora a fuoco basso. Frullare il tutto. Lasciare il dolce sempre nel forno chiuso, allo scadere della cottura, per altri quindici minuti.



Aprire lo sportello un poco e lasciar raffreddare in modo graduale. Il cheesecake, con questi ingredienti, ha la tendenza ad implodere e lascia un piccolo giro di pasta, sul perimetro, perfetto per contenere la guarnizione morbida.  Spalmare il composto di frutti di bosco sulla superficie e consumare... con estrema moderazione!!!!

giovedì 4 aprile 2013

Biblioteche casalinghe: piccolo omaggio agli scrittori inconsapevoli.

Escono dal buio, in questi giorni, per l'ennesima volta. Sempre più sdruciti, acciaccati come vecchi omarini piegati dal tempo. Ed io me ne prendo cura: uno dopo l'altro, pulisco le copertine con panno inumidito, asciugo, spolvero, lascio che l'aria fresca li rinvigorisca un poco. Sono stati per mesi in cantina, barricati entro scatoloni a lottare contro muffe e umidità, i miei libri. Riemergono di nuovo, malconce fenici, rivestiti d'un nuovo effluvio: pungente, acre; invischiati di polveri a grumi. Me li accarezzo piano. Li annuso curiosa e impenitente. Hanno cambiato odore, come adolescenti.
I miei libri.
Sì perché Sergio ha CD e fumetti. I libri sono miei (ad eccezione di un paio di S. King, un Harry Potter e una coppia di Asimov, il primo di Hornby...) sono la mia età evolutiva.
Li raccolgo da anni lontani, anni di capelli chiari, lisci e frangetta sopra gli occhi. Regali, furti, acquisti.
Ho i libri della prozia: ceduti alla bimba vorace che li divorava come panini al cioccolato.
Ho la biblioteca della nonna paterna: pochi volumi ma scelti con cura: pezzi dell'Ottocento, libri di preghiera per giovinette, Pasolini, Pratolini, testi che narrano degli anni di guerra...
Ho i libri di mio padre, dove ho imparato che leggere era un modo per evadere, forse un po' in solitaria, ma reale. Leggevo W. Smith anziché vedere cartoni animati... O Slaughter e le sue storie di medici. Ed esploravo l'Africa o lavoravo in corsia, a dodici anni.
Ora li tengo esposti, con una punta d'orgoglio ed una di vergogna, pronta a giustificarne la presenza, all'ospite curioso che fruga nella mia biblioteca.
Stanno ritti in soggiorno adesso, dorsetti bene in vista, ed il soggiorno ha un odore nuovo. Li infilo in ordine alfabetico, in sequenza perfetta e penso a quali sceglierei se dovessi salvarne solo dieci.  Sono tutti lì. Ci leggo la mia vita, lì.
Marquez che mi fece perdere la testa già ai primi anni del Liceo. Lui, per me: inizio e fine, primo sempre, con tutti i sorrisi e le lacrime di questo mondo, Baricco, Tabucchi, Mazzantini, De Luca, Carver, Safran Foer. Non potrei mai scegliere. Ce n'è un paio di Hemingway che non posso accantonare... Ma sorrido e sistemo, ci riprovo... Metto il Prof. Oprandi nel settore poesia, tra Garcia Lorca e Pascoli, mica male.. Ho pochi volumi di poesia, gli è andata davvero bene...
Sorrido, penso a Marco Gelmetti e Filippo Brianti, scrittori veri, ma loro ancora non lo sanno... Gelmo finirebbe accanto Ghilarducci: "Un atto d'amore" penso che si sentirebbe a suo agio accanto a quel testo di passione e tenerezze, amore che è rogo e lacrime dolciastre, amore reale ma impossibile, continuo, forte, ma destinato a soccombere alla realtà.
Quanto a Felipe, si beccherebbe un vicino che, insomma... Dan Brown: regalato da persone che adoro, dunque rimarrà lì, nonostante tutto. Oppure c'è Bressano e la sua personale cronaca della Seconda Guerra Mondiale. Mi ha commosso il passaggio-intimo del timore di chi ritorna, timore di aver perso tutto, o quanto meno, gli anni più belli... Comunque, una decina di volumetti oltre, c'è Carver, e una dozzina prima c'è Baricco... Non penso si possa sentire abbandonato. Io il posto in libreria l'ho fatto, magari a scriverlo qui cominciano a pensarci (o a crederci un pochettino) pure loro.
E mio nipote(l'unico, dalla mia famiglia d'origine)? Così giovane, scrive la sera, lui, dopo aver chiuso i libri. Da non credere... posizione tra Alliende e Ammaniti. Perfetto per i suoi anni, per i suoi sogni... Perfetto: da gongolarsi e sorridere da qui all'eternità. Se smette di scrivere verrà bastonato, lo sa, ma deve vivere, prima e durante (e anche questo lo sa).
Ora mi domando, se mai scrivessi qualcosa anch'io che possa finire tra la carta stampata (sono ferma a pagina dodici. S'intitola l'ombra davanti e non so se diventerà mai altro...), mi intrufolerei tra due libri che sono in attesa di lettura: Pye (Oggetti da Berlino) e Ravera (Né giovani né vecchi) e di certo questo è un segno, di cosa, lo devo scoprire.
Ritrovo testi che forse abbiamo letto solo io e la mamma dell'autore, che ho amato perché perfetti-in-quel-momento-in-quel-luogo...
Libri dentro cui ho pianto, per una pagina, una riga, una parola che era necessaria lì, proprio così.
Continuo a svuotare scatole: libri di giardinaggio, di pasta di sale, di ricamo, di fai-da-te. L'enciclopedia del cucito di fine '70: una gioia per i miei occhi.
L'enciclopedia medica anni '80... magari questa la vendo, ma era un regalo di nonna, come si fa?
L'arte della pesca (di mio padre puah, puah) e dello sci (sempre di mio padre, puah di nuovo)... Testi in lingua inglese, guide turistiche, monografie.
Quali terrei con me?
Non posso scegliere, non oggi. Oggi il primo libro che sceglierei fuor di dubbio,  non è uscito fuori: l'amore ai tempi del colera. Avrei voluto rileggerlo, ancora e ancora e ancora.

Ma preferisce rimanere al buio.

Vorrà dire che non è tempo, perché i libri lo sanno, quando si è pronti...

n.b. Prometto una foto della mia piccola adorata biblioteca quando sarà conclusa la fase collocamento, ora torno a spolverare...







martedì 2 aprile 2013

Pastelli a cera e margherite

Anche le vacanze si avvicinano alla conclusione, non sono troppo triste questa volta... Abbiamo dato sfogo alla fantasia (non fondo alle idee che si accumulano sull'infinita lista dei DIY) e vediamo di accontentarci, ogni tanto...
Questo lavoretto che abbiamo concluso ieri, ci ha impegnate per alcuni giorni, giusto per sentirci un po' incostanti. Comunque:

MATERIALI:
mozziconi di pastelli a cera inutilizzabili
fiori pressati secchi
carta da forno
colla vinavil
colla stick
un vecchio ferro da stiro
cartoncino colorato
oggettini vari per decorare le cornici  (legumi, paillettes, bottoni...)


PROCEDIMENTO:
Tagliato il foglio di carta da forno della misura che preferite (io ho fatto circa 70 cm) si piega a metà; si spalma su entrambi i lati un velo di colla vinilica. Temperare o ridurre in minuscoli pezzi i pastelli a cera e spargerli sul foglio, sopra la colla. Depositare i fiori pressati (noi abbiamo utilizzato margheritine raccolte dal giardino un paio di settimane fa) e chiudere i due fogli  facendo aderire bene gli strati di colla. Proteggere la base dell'asse da stiro con uno strofinaccio, passare il ferro caldo sopra la carta da forno, attendere che i pastelli a cera si sciolgano, ma attenzione a non far ingiallire la carta forno: una temperatura media, di solito è perfetta.
Lasciar raffreddare il tutto per pochi minuti.




Ritagliare due cornici dal cartoncino scelto (una andrà davanti e una dietro), prevedendo che il foro sia più piccolo di un paio di cm rispetto alla misura della carta forno, in modo da poterla fissare bene lungo il perimetro.

Incollare con colla stick l'opera d'arte alla cornice retro.
Chiudere con la cornice anteriore. Decorare a piacimento. Noi abbiamo applicato (con l'adorata colla vinilica) bottoni, lenticchie, paillettes a stellina o piatte, conchigliette... Applicare sul retro un triangolino in cartoncino o plexiglass per poter appendere l'opra d'arte. 
Camilla: verde, Giulia: azzurro. 

Applicare un appendino al vetro (noi abbiamo appendini a ventosa) e posizionare il quadro rigorosamente su un vetro: la luce deve passare attraverso il foglio. Molte parole, ma la realizzazione è veloce e di sicuro effetto!





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