Innamorarsi di Tadeus, va da sé.
Lo vedo - nel suo appartamento, vedo il
libro, fresco di stampa, sul limitare del tavolo. Lo vedo di occhi chiari,
melanconici. Dimesso o infervorato. Ironico. Sagace.
E sono un po’ Joanna, stasera, lo attendo, lo
accolgo, con i suoi modi, i suoi tempi.
E sono un po’ Tiago, con quel “…sentimento che
era di tutti e che nessuno aveva il coraggio di rendere esplicito: un disagio,
come una tenue malattia; non paura; piuttosto un misto di insicurezza e
struggimento…”
Rileggo Tabucchi in questi miei giorni. Rileggo.
Ch’ho una memoria spocchiosa, io.
Ho scelto l’Angelo nero: ricordavo la cernia, volevo capire (immaginare di
capire), riporre un tassello, una nuova tarsia. Invece, dapprima, ho ritrovato
Tadeus:
“Senti la
vertigine che ti cattura lo sguardo e che si trasforma in un pizzicore che ti
scende lungo la schiena e ti raggiunge le mani che ora si aprono e si chiudono da
sole sul ferro del parapetto: ora sai perché Tadeus ti ha chiamato fin lì, non poteva
essere che lui a darti un simile appuntamento”
Penso a chi sostiene che fosse il mandante.
Io non credo. Per il mio sentire, Tadeus, è
il viatico stesso.
“…Joana arriva
davanti al portone della casa di Tadeus e sul portone, con la spalla appoggiata
allo stipite, c’era lui, Tadeus, che non le diceva niente, ma le sorrideva come
se dicesse: ti aspettavo, lo sapevo che saresti venuta, che non avresti resistito
alla tentazione. E allora lei annuiva, come se ammettesse che era venuta perché
doveva e non si può resistere alle
cose che si devono fare…”
Accompagna Joanna dentro il suo incubo.
Oleoso. Putrido. Attende che lei riesca a vederne la fine da sola- della sua
pena, che riemerga donna matura, forte di un nuovo incontro, il peggiore,
forse.
E’ il cavaliere, Tadeus. La sostiene, le
resta accanto o dietro: che siano le spalle protette e che sia il viso, di lei,
a sfidare. Ché certe fasi, nella vita, sono così, da affrontare: di muso e di
occhi, e di spalle coperte.
Mi porterò nel sonno questa immagine meravigliosa,
stasera.
“…alla notte, al mare alla distanza; non
lontananza, distanza, c’è una certa differenza, disse Tadeus.”
E regalo una lacrima a colui che sapeva cosa
scrivere e come farlo.
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